Napoli, 19 febbraio 2024 - Chi pensava che la rete firmata da Cyril Ngonge, la prima in azzurro, allo scadere di Napoli-Genoa avesse salvato la panchina di Walter Mazzarri sarà contraddetto: addirittura prima dell'andata degli ottavi di finale di Champions League contro il Barcellona. La decisione, nell'aria dalla giornata di domenica, è stata presa da Aurelio De Laurentiis, che ha anche scelto il nome del successore del tecnico toscano. Anche in questo caso si tratta di un ritorno a Fuorigrotta: quello di Francesco Calzona, storico vice di Maurizio Sarri, nonché attuale ct della Slovacchia. Questa carica in realtà non sarà persa dall'allenatore di Vibo Valentia, che da qui a giugno ha avuto il via libera della propria Federazione per ricoprire il doppio incarico.
Chi è Francesco Calzona
Calzona ha già avuto ben due contatti con il mondo Napoli: il primo, risalente al triennio dal 2015 al 2018, è appunto quello che l'ha presentato alla ribalta del grande calcio, insieme a un allora semisconosciuto Sarri. Poi, nella stagione 2021-2022 c'è stato il ritorno di fiamma: stavolta con l'inserimento nello staff di Luciano Spalletti, l'ultimo allenatore che a Fuorigrotta ha messo tutti d'accordo prima della bufera degli ultimi mesi, vicina a concretizzarsi in un altro ribaltone dopo quello che aveva già visto Rudi Garcia incassare l'onta dell'esonero. In realtà, la storia di Calzona nel mondo del pallone è di vecchia data, con i primi approcci dati nelle vesti di calciatore, per la verità tutt'altro che memorabili: a referto un passato da professionista all'Arezzo per un paio di stagioni prima di vivere diverse annate nell'universo sempre variegato dei dilettanti. Il passaggio dal rettangolo verde di gioco alla panchina avviene nel 2004, curiosamente proprio l'anno dell'insediamento di De Laurentiis a Castel Volturno: Calzona guida prima la Castiglionese, società toscana di Promozione e poi il Torrita. Poi, la carriera dell'attuale ct della Slovacchia si incrocia con quella di Sarri, del quale diventa vice nel 2007 all'Avellino: prima ancora, per la verità, l'allenatore della Lazio era stato il tecnico del Calzona giocatore al Tegoleto, nel 2000. La collaborazione tra i due si rivela proficua, con tanto di bis a Verona, Perugia, Empoli e appunto Napoli prima del divorzio datato 2018, con Sarri che decide di cercare fortuna in Premier League passando al Chelsea. Poi Calzona, sempre nelle vesti di allenatore in seconda, sbarca a Cagliari non senza aver vissuto un paio di anni da 'disoccupato', quasi a voler lasciare intendere l'imminente voglia di dare una svolta alla propria carriera: stavolta con le mansioni di vice di Eusebio Di Francesco. Il resto è storia nota: il ritorno a Fuorigrotta nel 2021 nello staff di Spalletti, che lo aveva fortemente voluto e quasi preteso e, per usare una metafora quasi da rockstar, la svolta solista ad agosto 2022, con l'approdo sulla panchina dell'ambiziosa Slovacchia. La carriera da ct di Calzona, tra l'altro, è cominciata con un bel risultato, tutt'altro che scontato: la qualificazione a Euro 2024 della Nazionale nella quale figura, nelle vesti di team manager, anche Marek Hamsik, un altro che dalle parti di Fuorigrotta ha lasciato una bella traccia.
Le idee tattiche di Calzona
Curiosamente, anche l'ex capitano azzurro potrebbe compiere la stessa tratta di Calzona ora che i panni da calciatore sono stati smessi. Il fil rouge tra tutti questi elementi, in bilico tra effetto nostalgia (che nel caso di Mazzarri non ha sortito gli effetti sperati) e sguardo con rinnovato ottimismo al futuro, è il 4-3-3, il modulo che tornerebbe quindi di scena in pianta stabile nel capoluogo campano dopo gli esperimenti dei mesi scorsi. A Fuorigrotta dunque, seppur attraverso altri protagonisti, si rivedrebbe il 'Sarrismo': forse meno puro di quello, oggi più sulla carta che nella pratica, propugnato dall'attuale allenatore della Lazio, ma sempre basato sui medesimi fondamenti. Rispetto al suo maestro, Calzona appare più equilibrato: sì alla costruzione dal basso, alle verticalizzazioni e all'intensità, ma solo a condizione di produrre un risultato positivo. E per risultato non si intende tanto quello sfornato dalle partite dopo il triplice fischio, quanto un gioco sempre propositivo che dovrebbe essere quindi sempre la strada scelta per arrivare all'obiettivo. Insomma, nell'eterna diatriba tra 'giochismo' e 'risultatismo' Calzona si piazza quasi a metà strada: nel 'quasi' c'è la leggera pendenza verso un calcio offensivo e mai difensivo, se non in quei casi in cui l'avversario si presenta oggettivamente più forte. Qui torna in ballo la strettissima attualità di casa Napoli, con Calzona che potrebbe debuttare contro il Barcellona: non esattamente l'avversario più soft, al netto dei problemi di rosa e di infortuni che stanno assillando i blaugrana negli ultimi mesi. Nel caso, probabile che Calzona possa varare la via dell'applicazione e, appunto, dell'intensità, forse i veri ingredienti irrinunciabili nel calcio moderno. Lo spettacolo, invece, può cedere il passo a un calcio più pragmatico: a maggior ragione al Napoli, dove in quest'annata disgraziata la ricerca del 'bel giuoco' è passata in secondo piano rispetto ai risultati, da portare a casa per cercare soprattutto la complicata risalita verso la zona Champions League. In sostanza, un tecnico 'giochista' scelto per vincere senza badare tanto all'estetica: un controsenso che ben spiega la disperazione (sportiva) di De Laurentiis, che tenta l'ennesimo ribaltone per ridare linfa alla sua creatura, caduta in un pericoloso torpore proprio all'indomani del periodo più bello. Un altro paradosso di una piazza mai lineare e banale che Calzona conosce bene in tutte le sue sfaccettature. Come d'altronde lo faceva Mazzarri, che nel suo ritorno di fiamma in realtà non si era mai calato nel nuovo ruolo di traghettatore.
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