Napoli, 2 giugno 2023 – Decine di donne, una settantina, si sono riunite nel tardo pomeriggio di ieri in piazza Berlinguer, a Napoli, rispondendo a una chiamata nata spontaneamente sui social dopo l'ennesimo femminicidio perché “tutti si impegnino concretamente per fermare questa terribile strage”.
"Giulia è stata uccisa dal suo compagno, da un uomo che diceva di amarla. Basta parlare di delitto d'impeto, è stato tutto pianificato”, ha detto Elena Coccia, giurista, avvocata, attivista per i diritti delle donne, parlando dell'uccisione di Giulia Tramontano, la ventinovenne originaria di Sant'Antimo, nel Napoletano, incinta di 7 mesi, ammazzata a coltellate dal suo compagno Alessandro Impagnatiello.
Il Comune di Sant’Antimo ha proclamato lo stop alle feste e annunciato il lutto cittadino in occasione dei funerali di Giulia, che aveva vissuto in paese gran parte della sua vita prima di trasferirsi a Senago, dove ha trovato la morte in un modo barbaro.
3 donne uccise in una settimana
"Era una donna della nostra terra - ha aggiunto - che era andata a Milano per lavorare. E invece è stata uccisa. Tre donne sono state ammazzate solo questa settimana, tra cui anche una poliziotta (Pierpaola Romano, a Roma, ndr). Basta, non lo possiamo più sopportare”. Le donne che hanno partecipato all'iniziativa hanno esposto dei manifesti e steso a terra un tappeto rosso “simbolo del sangue versato".
Presidio il 7 giugno
La mobilitazione contro la violenza contro le donne, non si ferma comunque all’evento spontaneo. C’è anche un evento organizzato per mercoledì, a Napoli, per chiedere alle istituzioni, al Governo di agire.
"Giulia è l'ennesima vittima di femminicidio e conferma che la violenza contro le donne è un problema culturale, che richiede un cambiamento profondo, ed è una responsabilità sociale. Per questo proponiamo il 7 giugno, a Napoli, davanti alla Prefettura, in piazza Plebiscito, un flash mob perché questa mattanza non può passare sotto silenzio, perché lo Stato deve mettere in campo tutte le azioni possibili di prevenzione e sostegno, per esprimere la nostra solidarietà e vicinanza alla famiglia di Giulia". Così, in una nota, la presidente della Consulta regionale per la condizione della donna, Ilaria Perrelli. "Dal 25 novembre ad oggi non ci siamo mai fermate e abbiamo promosso la campagna di sensibilizzazione del 'posto occupato" con tante iniziative nei comuni e nelle scuole. Ma non basta - spiega -. Ora è giunto il momento di far sentire ancora più forte la nostra voce, per Giulia, per il suo bambino, per tutte le donne violate e uccise, perché nessuno più dica che si tratta di un raptus o che litigavano, perché le donne possano essere davvero libere". "Rivolgiamo un sentito appello - sottolinea Perrelli - ad essere promotori con noi a tutti e tutte, dalle forze sociali e politiche al mondo femminile e femminista, per fare rete contro la violenza. Facciamo agire la forza delle donne".