Napoli, 13 settembre 2022 - Quel 51enne etiope lo aveva conosciuto in una scuola di ballo, di lui si fidava, per lungo tempo si era dimostrato un amico, poi alla prima occasione si è trasformato nel suo violentatore. E' successo a pranzo. In un pomeriggio a fine pandemia, quando ad un invito dopo tanto isolamento non si poteva dire di no. Vittima della vicenda, una donna di 45 anni che ha trovato la forza di denunciare lo stupro grazie al sostegno di alcune amiche e di un centro anti violenza.
I fatti. Il primo a usarle violenza, però, non è stato colui che l'ha adescata, ma un amico di quest'ultimo, un napoletano di 49 anni. L'uno e l'altro sono stati condannati dal gup di Napoli Antonio Baldassarre che li ha ritenuti colpevoli di stupro di gruppo: ai quali sono stati inflitti cinque anni e otto mesi di reclusione, al termine di un processo celebrato con il rito abbreviato.
Il giudice non ha ritenuto sussistente l'aggravante, contestata dal pm, dell'uso di sostanze alcoliche e stupefacenti. La vittima, una napoletana di 45 anni, sarebbe stata tratta in inganno dall'etiope che, dopo avere fatto la sua conoscenza nella scuola di ballo e avere intrattenuto una relazione d'amicizia via social, un sabato di inizio maggio 2020, a fine lockdown, l'ha invitata a casa per pranzo.
La donna si è recata all'appuntamento al quale, inaspettatamente, si è trovata anche l'amico. Tutto è filato liscio, chiacchierando (in questo frangente ci sono state anche telefonate della donna alle amiche per un futuro appuntamento), fino a quando la vittima designata non sarebbe stata indotta ad assumere alcol e droghe.
Quando i due si sono accorti che ormai aveva perso il controllo l'avrebbero portata in camera da letto e stuprata, a turno, indifferenti alle lacrime e alle suppliche della donna. Ancora stordita la 45enne è tornata a casa ma la denuncia l'ha presentata solo quattro giorni dopo, in un centro antiviolenza, dove si è recata dopo essersi confidata con le amiche.
Le indagini degli investigatori del commissariato Vomero e della Squadra Mobile, coordinati della sezione "Fasce Deboli" della Procura di Napoli (pm Barbara Aprea, procuratore aggiunto Raffaello Falcone) hanno consentito di raccogliere importanti indizi. Ad incastrare i due imputati, che all'inizio vennero solo denunciati, sono state, in particolare, due stampe appese al muro nel corridoio della casa e uno scarabocchio sul muro che la donna è riuscita a descrivere con dovizia di particolari agli inquirenti.