Napoli, 22 settembre 2022 – Aumentano i nuovi casi di Covid in Campania, dove il trend dell’ultima settimana evidenzia una crescita del 5,6%. Migliora, invece, l’incidenza sulla popolazione, che arriva a 697 contagi ogni 100mila abitanti. È il risultato del monitoraggio della Fondazione Gimbe, relativo alla settimana dal 14 al 20 settembre. Sopra la media nazionale l’occupazione dei posti letto da pazienti contagiati in area medica (6,1%) e in terapia intensiva (1,7%). Ieri i nuovi casi erano quasi 1.800 su 13mila test, a momenti è atteso il bollettino di oggi.
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La regione con il maggior numero di casi odierni è la Lombardia con 3.841 contagi, seguita da Veneto (+3.134), Lazio (+2.227), Piemonte (+2.221) e Campania (+1.756). Il numero totale dei casi da inizio pandemia sale a 22.241.369: qui il bollettino nazionale.
Sommario:
Il bollettino di oggi
Nelle ultime 24 ore, si sono registrati 1.755 nuovi positivi al Coronavirus, di cui 1.664 al test antigenico e 91 al molecolare. Sono 3 i decessi: uno nelle ultime 48 ore e due avvenuti in precedenza, ma registrati ieri. A comunicarlo l'Unità di crisi regionale. I tamponi processati ieri sono stati 13.265, di cui 9.819 antigenici e 3.446 molecolari. Sono sopra la media nazionale le occupazioni dei posti letto da pazienti positivi nei reparti ordinari – dove oggi ci sono 228 malati – e nelle terapie intensive con 9 persone.
Le attuali infezioni sono a 39.564, di cui 39.327 sono in isolamento domiciliare e gli altri 237 ricoverati in ospedale, tra reparti ordinari e terapia intensive. Sono 1.503 i guariti nelle ultime 24 ore. Dall'inizio dell'epidemia, i guariti sono 2.165.924 e i morti 11.212, su un totale di 2.216.700 casi esaminati, secondo il bollettino aggiornato della Regione Campania.
Complicanze nei bambini: cosa dice lo studio
Colpisce bambini e adolescenti a distanza di due e fino a sei settimane dall'infezione acuta da Sars-CoV-2. La Sindrome Infiammatoria Multisistemica (Multisystem inflammatory syndrome in children, Mis-C), una rara e severa complicanza del Covid-19, caratterizzata da febbre alta e da sintomi gastrointestinali – nella quale possono essere coinvolti cuore, reni e polmoni – ha una predisposizione genetica. A scoprirlo è stato il gruppo di ricerca del Ceinge-Biotecnologie avanzate di Napoli, guidato da Giuseppe Castaldo, professore di Scienze tecniche di Medicina di laboratorio all'Università degli Studi Federico II.
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Lo studio – finanziato dalla Regione Campania e svolto in collaborazione con l'Unità di pediatria d'urgenza, pronto soccorso e terapia sub-intensiva e quella di cardiologia pediatrica dell'Ospedale Santobono-Pausilipon di Napoli – risolve due quesiti di fondamentale importanza per la diagnosi e la cura dei piccoli pazienti: perché solo in alcuni bambini insorge la sindrome dopo il Covid e se è possibile intervenire in maniera rapida ed efficace per contrastare la malattia.
Sindrome post Covid: perchè?
Alla prima domanda i ricercatori hanno risposto con un lavoro pubblicato sulla rivista scientifica Frontiers in Immunology: esiste una predisposizione genetica nei bambini colpiti da questa grave sindrome. "Sono stati analizzati 45 casi di pazienti ricoverati al Santobono e, grazie all'utilizzo di strumentazioni di ultima generazione presenti al Ceinge, siamo giunti a risultati che mostrano chiaramente come la Mis-C sia associata a mutazioni nei geni già implicati nelle malattie auto-immuni e auto-infiammatorie", spiega il professor Castaldo. "Succede che durante la fase acuta dell'infezione Covid-19, nei bambini portatori dei tratti genetici descritti non avviene una eliminazione completa del virus. Ciò provoca il danno dei tessuti e innesca la risposta immunitaria iper-reattiva tipica della sindrome", chiarisce ancora Castaldo.
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La risposta alla seconda domanda è contenuta in un lavoro pubblicato su Metabolites. L'identificazione tempestiva nei piccoli pazienti delle mutazioni, mediante l'utilizzo di biotecnologie avanzate, diventa fondamentale per una gestione terapeutica personalizzata. I ricercatori hanno focalizzato la loro attenzione sugli eventi di vasculite endoteliale che, insieme allo stato infiammatorio acuto, rappresentano segni distintivi del Covid-19 e della Mis-C e possono causare eventi di trombosi venosa/arteriosa. "Il dosaggio di tali proteine – dice Giuseppe Castaldo – permetterebbe non solo di diagnosticare la Mis-C, ma anche di individuare un potenziale sviluppo di vasculite. E, cosa molto importante, l'identificazione precoce dei pazienti con danno endoteliale consente di stabilire terapie specifiche personalizzate, come la profilassi con anticoagulanti, immunomodulatori e/o farmaci anti-angiogenici".