Napoli, 9 settembre 2023 – In caso di “allarme” per l’eruzione dei Campi Flegrei 500mila persone, che risiedono nella “zona rossa” che verrà invasa dai flussi piroclastici, hanno 72 ore di tempo per salvarsi. E l’unico modo è evacuare la zona, lasciare la propria abitazione e, in modo autonomo oppure con mezzi messi a disposizione dallo Stato, raggiungere i “punti di prima accoglienza” previsti in tutte le Regioni d’Italia. Altre 800mila persone rientrano nella “zona gialla” che, oltre a vari Comuni vicini ai Campi Flegrei comprende anche 24 quartieri della città di Napoli, saranno esposti alla caduta delle ceneri vulcaniche e, a seconda dell’evoluzione della situazione, potranno essere evacuati temporaneamente.
Sono queste le azioni previste dal “Piano nazionale di protezione civile Campi Flegrei”, il piano d’emergenza per il salvataggio della popolazione esposta in modo diretto all’eventuale eruzione dei Campi Flegrei, ovvero l'area vulcanica attiva situata ad ovest di Napoli, che include i comuni di Bacoli, Monte di Procida, Pozzuoli, Quarto, Giugliano in Campania e parte della città di Napoli.
Le zone rossa e gialla
La zona rossa è l’area per cui l’evacuazione preventiva è, in caso di “allarme”, l’unica misura di salvaguardia per la popolazione. È infatti esposta al pericolo di invasione di flussi piroclastici che, per le loro elevate temperature e velocità, rappresentano il fenomeno più pericoloso per le persone. Sono ricompresi in zona rossa i comuni di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida e Quarto, per intero, parte dei Comuni di Giugliano in Campania, di Marano di Napoli e alcune municipalità del Comune di Napoli. Nell'area vivono circa 500mila abitanti.
La zona gialla è l’area, esterna alla zona rossa, che in caso di eruzione è esposta alla significativa ricaduta di ceneri vulcaniche. Per quest’area potrebbero essere necessari allontanamenti temporanei della popolazione che risiede in edifici resi vulnerabili o difficilmente accessibili dall’accumulo di ceneri. Nella zona gialla ricadono i Comuni di Villaricca, Calvizzano, Marano di Napoli, Mugnano di Napoli, Melito di Napoli e Casavatore e 24 quartieri del Comune di Napoli. Nell'area vivono oltre 800mila abitanti.
Quando scatta il piano d’evacuazione
L'allontanamento della popolazione dalla zona rossa inizia con la dichiarazione della fase di "allarme". In ogni Comune della zona rossa sono state individuate le Aree di attesa previste dai piani di protezione civile comunali, ovvero le aree da cui partiranno i cittadini che scelgono di allontanarsi con il trasporto assistito. Dalle Aree di attesa, i cittadini saranno trasferiti nelle Aree di incontro previste dalla pianificazione nazionale di protezione civile. Da qui raggiungeranno, in nave, treno o pullman, le Regioni o Province Autonome gemellate.
Già nella fase di “preallarme”, le persone che vogliono allontanarsi possono farlo ma solo autonomamente. Potranno trasferirsi presso una sistemazione alternativa (esempi: seconda casa, da parenti o amici, casa in affitto) ricevendo un contributo economico da parte dello Stato.
Tempi di evacuazione e trasferimento
Alla dichiarazione di “allarme” tutta la popolazione deve abbandonare la zona rossa e può scegliere di farlo in modo autonomo o assistito. Il tempo complessivo stimato per questa operazione è di 72 ore (3 giorni). Ci sono dei tempi da rispettare: le prime 12 ore sono previste per permettere alle persone di prepararsi e per predisporre le necessarie misure di regolazione del traffico. Le successive 48 ore sono da impiegare per la partenza contemporanea ma cadenzata della popolazione da tutti i Comuni della zona rossa, secondo un cronoprogramma definito nei piani comunali. Le ultime 12 ore sono previste come margine di sicurezza per la gestione di eventuali criticità e per consentire l’allontanamento anche degli operatori del sistema di protezione civile. Chi sceglie il trasferimento assistito dallo Stato seguirà un percorso previsto tra Aree d’attesa, Aree di incontro e quindi spostamento nei Punti di prima accoglienza predisposti nelle Regioni e Province autonome gemellate. Chi sceglie di spostarsi autonomamente, con il proprio mezzo di trasporto, dovrà seguire solo i percorsi stradali di uscita dalla zona rossa stabiliti nel Piano di allontanamento.
Lo scenario dell’eruzione
Data la complessità del sistema vulcanico flegreo, caratterizzato dalla compresenza di numerosi crateri, e l'assenza di eruzioni recenti (l’ultima risale a 1538), non è possibile prevedere con certezza quando, come e dove avverrà la prossima eruzione. Inoltre non è possibile escludere che la ripresa dell’attività eruttiva avvenga da più bocche contemporaneamente, né prevedere la durata dell’attività. Da uno studio probabilistico effettuato - che ha considerato gli ultimi 5 mila anni di attività dei Campi Flegrei - è emerso che, in caso di riattivazione del vulcano, si avrebbe circa il 95% di probabilità che si verifichi un’eruzione minore o uguale a quella di taglia media. Pertanto l’aggiornamento della pianificazione nazionale di protezione civile si basa su questa tipo di eruzione che prevede una sequenza di fenomeni.
Cosa accade durante l’eruzione
Si inizia con la formazione di una colonna eruttiva composta da gas e brandelli di lava incandescenti, alta fino a decine di chilometri. Poi comincia la caduta di materiale vulcanico sia di grosse dimensioni nell’area più vicina alla bocca eruttiva, sia di ceneri e lapilli anche a diverse decine di chilometri di distanza, lungo la direzione del vento. Segue lo scorrimento di flussi piroclastici (valanghe di gas, cenere e frammenti vulcanici) formati dal collasso della colonna eruttiva. Questi flussi hanno velocità e temperature elevate e possono scorrere per alcuni chilometri. In aggiunta, ai Campi Flegrei possono verificarsi particolari fenomeni esplosivi legati al coinvolgimento di acqua esterna, noti come esplosioni freatiche, in aree con intensa attività idrotermale (area Solfatara/Pisciarelli), o dove esistono attualmente significative disponibilità di acqua superficiale, quali ambienti lacustri (Agnano), laghi intra-craterici (Averno) e mare (Golfo di Pozzuoli).