Napoli , 22 ottobre 2021 - Pubblici ufficiali e imprenditori, ma anche appartenenti al gruppo camorristico dell'Alleanza di Secondigliano, cartello tra i clan Licciardi, Contini e Mallardo per il controllo degli affari criminali nell'area Nord del capoluogo campano. Sono tra i 48 destinatari di misure cautelari eseguite questa mattina dalle prime luci dell’alba dagli agenti della polizia di Stato su delega della Direzione Distrettuale Antimafia della procura di Napoli. L'inchiesta ruota intorno a gare di appalto ospedaliere 'truccate' ed estorsioni alle ditte che per conto di nosocomi cittadini svolgono i servizi di trasporto ammalati, nonché di onoranze funebri, ma anche a imprese di costruzione e imprese di pulizie.
Un sistema estremamente sofisticato che permetteva di controllare quasi tutti gli ospedali cittadini, in un contesto nel quale la vita di tutti i nosocomi di Napoli appare dominata dall'influenza camorristico e il San Giovanni Bosco non è più un caso isolato. È il quadro emerso dall'inchiesta della procura di Napoli che ha portato questa mattina all'esecuzione, da parte di agenti della polizia di Stato, delle 48 misure cautelari. Sono 36 le persone finite in carcere, dieci quelle raggiunte dalla misura degli arresti domiciliari. Divieto di dimora in Campania per altri due indagati. Emersi diversi casi di estorsione e il coinvolgimento nell'alterazione di gare di appalto ospedaliere anche di valore milionario.
Un sistema sofisticato di controllo sugli ospedali
L'inchiesta rappresenta uno spaccato del funzionamento dell'Alleanza di Secondigliano, egemone in gran parte del territorio cittadino e della quale fanno parte anche clan dei comuni della provincia napoletana, e delle regole condivise tra i gruppi, in particolare le cosiddette "estorsioni di sistema". Tra queste, spicca il sistema sofisticato che permea il controllo di quasi tutti gli ospedali della città di Napoli, in maniera analoga a quanto già emerso negli anni scorsi per l'ospedale San Giovanni Bosco nel Rione Amicizia. Le indagini traggono origine dalla dichiarazione di un imprenditore, arrestato per corruzione in relazione alla gestione degli appalti nell'ospedale Cotugno, che ha raccontato di aver dovuto pagare una tangente di 20mila euro in più tranche ad Andrea Basile, considerato reggente del clan Cimmino attivo nel quartiere Vomero e nella zona collinare della cittadella ospedaliera. E proprio il gruppo Caiazza-Cimmino, satellite dell'Alleanza di Secondigliano nella zona ospedaliera, è al centro delle indagini coordinate dai pm Henry John Woodcock e Celeste Carrano. Tra gli arrestati figurano il boss Luigi Cimmino e il figlio Franco Diego Cimmino, lo stesso Andrea Basile, e gli imprenditori Marco Salvati, titolare di fatto della Croce San Pio, associazione per il trasporto degli infermi con ambulanze, e Raffaele e Giuseppe Sacco, imprenditori che operano nel settore della distribuzione del cibo negli ospedali.