Napoli, 26 agosto 2023 - Non sei, ma 15 ragazzini. Il branco che ha stuprato le due cuginette a Caivano (Napoli) potrebbe essere molto più numeroso. Inoltre tra i suoi componenti ci sono anche i figli di almeno due esponenti di spicco della camorra.
Inoltre le indagini non escludono che il gruppo di baby violentatori abbia abusato più volte e in più mesi delle due ragazzine di 10 e 12 anni. I cellulari sono stati sequestrati e sono in corso le analisi sui tabulati. Gli investigatori sono a caccia anche di possibili video delle violenze. Al momento in carcere sarebbe finito l'unico maggiorenne, di 19 anni, che era già detenuto per altre vicende. Da quanto ricostruito le ragazzine venivano picchiate e minacciate dai ragazzi che usavano loro violenza al Parco Verde, zona nota sia per essere tra le piazze di spaccio più grandi d’Italia in mano alla camorra sia per la tragica morte di Fortuna Loffredo, una bambina di 6 anni violentata e fatta cadere cadere da un terrazzo all'ottavo piano.
L’indagine coordinata da due Procure
L'indagine condotta dai carabinieri, cui le famiglie delle vittime hanno sporto denuncia alcune settimane dopo i fatti, vede impegnate in coordinamento tra loro sia la procura per i minorenni di Napoli che la procura di Napoli Nord, competente per il coinvolgimento di un indagato maggiorenne. Gli investigatori mantengono uno strettissimo riserbo, e al momento non trova conferma nemmeno l'indiscrezione secondo cui il 19enne - indagato in relazione alle violenze - sarebbe stato oggetto di una misura cautelare. Gli accertamenti della procura minorile riguarderebbero invece diversi soggetti, almeno una decina, in relazione sia all'episodio dello stupro nel capannone avvenuto a luglio sia a violenze che sarebbero avvenute nei mesi precedenti ai danni di una delle due cuginette. Le ragazzine, su richiesta dei servizi sociali confermata dal tribunale, sono state allontanate dalle rispettive famiglie e collocate in comunità.
La Procura dei Minorenni di Napoli ha disposto l'avvio di una indagine relativamente alla fuga di notizie registrata nell'ambito degli accertamenti investigativi. Soprattutto per tutelare le presunte vittime e le loro famiglie, gli uffici inquirenti coinvolti nel caso stanno mantenendo uno stretto riserbo sulla vicenda.
Percorso di sostegno psicologico per le vittime
Il Tribunale dei Minorenni di Napoli, dopo l'udienza con la quale ha convalidato l'allontanamento delle due ragazzine, ha predisposto percorsi di sostegno con l'ausilio di un curatore e di consulenti, tra cui uno psicologo, per la valutazione e la reintegrazione dei nuclei familiari delle piccole vittime. “Tutti i giovani e non di meno gli adulti che vivono in quel contesto degradato - secondo l'avvocato Angelo Pisani, legale della famiglia di una delle due giovanissime vittime - dovrebbero essere sottoposti a un analogo percorso psicologico e socio relazionale per aver riferimenti positivi e di cognizione di altri valori e abitudini di vita che per molto tempo anche le istituzioni non hanno saputo seminare e sviluppare in danno di tutti”. Per Pisani “da anni è evidente un pericoloso caos in quel Parco, che e è sotto gli occhi. Un degrado che pare continuare indisturbato caratterizzato da ogni tipo di prostituzione, anche minorile”. “Nel corso delle nostre indagini difensive - sottolinea Pisani - ritengo opportuno, e mi sto facendo promotore, organizzare una squadra di psicologi e consulenti esperti in sociologia e di tutela dei minori, che avrà come compito spiegare a questi bambini cosa sta succedendo intorno a loro”.
La mamma di una delle vittime
"In questo momento voglio solo due cose: che mia figlia torni da me, perché non sopporto la sua mancanza. E poi chiedo giustizia: chi ha fatto tutto questo male paghi le sue colpe e non resti impunito”, dice intanto la mamma di una delle due vittime al Messaggero. “Pur sapendo i rischi che si corrono vivendo qui, in questo ambiente, non avrei mai potuto immaginare che fosse potuto succedere questo, che si fosse arrivati a tanto – aggiunge –. Da parte mia non è mai mancata alcuna attenzione, ho sempre avuto lo scrupolo anche di controllare le sue amicizie, e persino il modo di vestirsi, quando usciva. Devono essere puniti tutti”. E su Parco Verde a Caivano dice: “Una cosa è certa: io non riesco più a sopportare l'idea di dover continuare a vivere in questo posto. Qui c'è un inferno, e serve solo tanta luce. Abbiamo sempre avuto fiducia nelle istituzioni, che però qui al Parco Verde come politica sono sempre stati assenti”.