Napoli, 7 luglio 2021 - Per gli inquirenti la morte di Lucia Caiazza, 52 anni, è stata determinata dalle botte subite tra il 4 e il 10 maggio 2020, quando il lockdown per la pandemia stava quasi per concludersi. Ad infliggergliele, secondo l'accusa, era stato il suo compagno, Vincenzo Garzia, il 47enne di Arzano (Napoli), accusato di omicidio preterintenzionale aggravato dai futili motivi ed arrestato dai carabinieri il 15 ottobre 2020 . La donna infatti era deceduta il 14 maggio maggio 2020 in ospedale, alcuni giorni dopo le percosse subite che gli avevano procurato danni agli organi interni.
La Procura chiede 20 anni di carcere
Oggi la Procura di Napoli Nord ha chiesto 20 anni di reclusione per Garzia. Per le conseguenze di quelle violenze, secondo gli investigatori, Lucia, che non ha mai denunciato l'uomo, fu costretta a recarsi in ospedale per forti dolori all'addome dove poi malgrado le cure, perse la vita. Il processo sulla morte della donna si sta celebrando davanti alla Corte di Assise di Napoli dove gli amici della donna, ascoltati lo scorso 30 marzo, hanno in modo univoco puntato il dito contro il compagno. Dopo la requisitoria del sostituto procuratore di Napoli Nord, Barbara Buonanno, ha preso la parola l'avvocato Sergio Pisani, legale delle figlie della vittima.