Napoli, 17 ottobre 2023 – Blitz contro il Clan Di Lauro, 27 arresti nella filiera imprenditoriale del boss. Tra le misure cautelari eseguite stamattina dai Ros di Napoli, anche Vincenzo Di Lauro – figlio del capoclan Ciruzzo 'o milionario – il cantante neomelodico Tony Colombo e la moglie Tina Rispoli, vedova di un ras della camorra.
Sequestrati beni e società per 8 milioni di euro, le persone coinvolte nell’indagine sono accusate, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione aggravata, turbative d'asta e altri reati. In carcere è finito anche un autista della Direzione Distrettuale Antimafia, in passato sottoposto a una perquisizione.
Chi sono Tony Colombo e Tina Rispoli
Tony Colombo e Tina Rispoli sono diventati noti al pubblico nazionale per diverse comparsate in tv. Lui è un cantante neomelodico e lei, registrata all’anagrafe come Immacolata Rispoli, è la vedova del boss degli ‘scissionisti’ di Secondigliano, Gaetano Marino, ucciso in un agguato il 23 agosto del 2012.
La coppia è sposata dal 2019 ed è già entrata nel mirino della procura sia per il mini concerto di Tony, tenuto in piazza Plebiscito senza autorizzazioni, per chiedere la mano della futura sposa, sia per lo sfarzoso matrimonio con corteo e banda, nella quale suonarono anche dipendenti pubblici.
Tony e Tina vivono in una villa chiamata Colombolandia che si trova a Giugliano in Campania, alle porte di Napoli. Si tratta di una casa su 3 piani con giardino e piscina costruita con i soldi di lady Rispoli.
Corleone e ‘9mmm’: i brand inventati dal cantante
Secondo gli investigatori, i vertici dei Di Lauro avevamo finanziato una società riconducibile alla coppia con circa 500mila euro, versati per l'acquisito dei materiali e dei macchinari necessari all'allestimento di una fabbrica di sigarette, successivamente sequestrata. Utilizzando il tabacco grezzo importato dall’estero, la fabbrica avrebbe dovuto confezionare direttamente i pacchetti di sigarette da rivendere sul territorio nazionale, ma anche da esportare all'estero.
L'aspirazione imprenditoriale del clan ha riguardato anche investimenti in società di abbigliamento e, sempre con il cantante neo melodico, l'ideazione di un brand d'abbigliamento registrato con il marchio ‘Corleone’, oltre che nella realizzazione di una bevanda energetica denominata ‘9 mm’, un marchio ammiccante al mondo della criminalità organizzata.
I nuovi affari del Clan Di Lauro
Il Clan Di Lauro aveva messo in piedi una filiera imprenditoriale complessa e redditizia che sfruttava il ‘volto pulito’ di persone estranee alla camorra per i propri affari. Oltre alle ‘tradizionali attività illecite’ – come il traffico e spaccio di droga, ma anche il ‘pizzo' e le minacce ai familiari di un collaboratore di giustizia – negli ultimi anni c'è stata una vera svolta imprenditoriale come scelta di fondo del clan che ha abbandonato quasi del tutto il controllo militare del territorio, che ha visto la consorteria perdente nelle sanguinose faide dei primi anni duemila. I Di Lauro sono sopravvissuti alle tre faide di Scampia.
Aste truccate: il sodalizio con i boss
Ingenti investimenti nel settore delle aste giudiziarie immobiliari, per le quali gli affiliati orientavano i risultati, minacciando gli altri partecipanti per costringerli a non presentarsi, permettendo di fatto agli emissari dei Di Lauro di aggiudicarsi gli immobili, la cui successiva rivendita avrebbe finanziato le attività illecite del sodalizio.
Il clan agiva in una partnership con altre organizzazioni criminali attive nel quartiere di Secondigliano, tra cui i Licciardi e i Vinella Grassi. Il sodalizio era finalizzato al raggiungimento di comuni interessi economici, come l'aggiudicazione di aste immobiliari o l'intervento per la revoca di richieste estorsive rivolte a imprenditori vicini ai Di Lauro da parte di altre organizzazioni criminali.
Un castello di società fittizie
Gli investimenti in attività meno rischiose rispetto al passato hanno anche riguardato la costituzione di alcune società fittiziamente intestate ad altre persone estranee al Clan – e ora sottoposte a sequestro – attraverso cui l'organizzazione gestiva una nota palestra di Napoli, una sala scommesse e alcuni supermercati, nonché il settore del contrabbando dei tabacchi lavorati esteri.
Il gruppi dei Di Lauro importavano da paesi dell'Est europeo, come Bulgaria e Ucraina, circa 1.500 chili di sigarette per la distribuzione sul mercato campano, attraverso una rete di grossisti che rifornivano in conto vendita i rivenditori al dettaglio e da cui, settimanalmente, venivano prelevate le somme di denaro per il pagamento delle forniture.
Indagini e accuse
Le indagini hanno ricostruito il castello imprenditoriali della cosca di Paolo Di Lauro, detenuto al 41 bis e noto nell’ambiente criminale come ‘Ciruzzo 'o milionario’. Gli inquirenti hanno tenuto il Clan sotto controllo nell'arco di tempo tra il 2017 ed il 2021, in continuità rispetto alle indagini per la cattura del figlio Marco – arrestato il 2 marzo 2019, dopo una lunga latitanza – e hanno documentato la ristrutturazione organizzativa del gruppo, pur nel rispetto delle regole imposte dal capoclan, tra cui l'assunzione del comando da parte del fratello maggiore, non detenuto.
Le 27 persone sono indagate a vario titolo per associazione a delinquere di stampo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione aggravata, violenza privata aggravata, associazione a delinquere finalizzata alle turbative d'asta aggravata, associazione a delinquere aggravata dall'aver agevolato un clan mafioso e dal carattere della transnazionalità finalizzata al contrabbando dei tabacchi lavorati esteri.