
Emanuele Sibillo baby boss
Napoli, 26 ottobre 2021 - L’altare con le ceneri di Emanuele Sibillo simbolo del clan: indagati genitori del baby boss ucciso nel 2015. Associazione mafiosa, violenza privata ed estorsione: sono i reati - aggravati - ipotizzati dalla Dda di Napoli che ha iscritto nel registro degli indagati Vincenzo Sibillo e Anna Ingenito, genitori del baby boss, assassinato in un agguato camorristico nel 2015. La vicenda che ha spinto i sostituti procuratori antimafia Urbano Mozzillo e Celeste Carrano a contestare quella tipologia di reati ai genitori di “ES17” (questo era l'acronimo che identificava il giovane, ndr) è quella della cappella votiva allestita nel cuore di Napoli, in un'area condominiale antistante il palazzo che si trova nei pressi dei Decumani, al civico 26 di via Santissimi Filippo e Giacomo, dove la famiglia abita insieme con altre persone.
L'altarino simbolo mafioso
Un'edicola ritenuta dagli inquirenti inequivocabilmente simbolo del potere camorristico di quel gruppo malavitoso legato al clan Contini, a sua volta organizzazione camorristica “blasonata” dell'Alleanza di Secondigliano. Nella cappella, infatti, erano state sistemate le ceneri del baby boss e il suo busto, accanto ai simboli religiosi per la quale era stata realizzata. Un improprio accostamento tra il sacro e il profano che spinse i carabinieri, il 28 aprile scorso, a rimuovere urna e busto del giovane, diventato protagonista in diversi documentari dedicati a descrivere il fenomeno delle “paranze”.
