Napoli, 17 luglio 2021 – Ucciso per errore dalla mafia, la famiglia di Antonio Bottone lancia un appello ai clan: “Diteci chi è stato”. Si è chiuso ieri con l'assoluzione del presunto killer, affiliato al clan Sequino del Rione Sanità, il processo celebrato con il rito abbreviato per l'uccisione del 26enne Antonio Bottone, morto in un agguato di stampo camorristico nel 2016 davanti a una “cornetteria” dei Colli Aminei, a Napoli.
La sua unica colpa fu quella di continuare ad essere l'amico del vero obiettivo di quell'agguato, Daniele Pandolfi, ritenuto dalla Dda legato alla famiglia malavitosa dei Vastarella, rivale del clan Sequino, rimasto ferito nel raid e poi diventato collaboratore di giustizia. Sono state proprio le sue dichiarazioni - approssimative, secondo l'avvocato della famiglia, Sergio Pisani - a rendere complicato il lavoro degli inquirenti e del giudice.
“Rivolgiamo un ringraziamento alla Procura, per l'impegno profuso in questi anni, ma il processo è finito e noi ancora non sappiamo, dopo tutto questo tempo chi ha ucciso il nostro Antonio. Rivolgiamo un appello a chiunque sappia qualcosa, anche a chi appartiene alla camorra: per favore, diteci chi è stato, anche in forma anonima”.
I fatti
È un delitto che per ora rimane impunito quello di Antonio Bottone, ucciso per errore a Napoli in un agguato scattato nell'ambito di una faida tra clan una sera d'autunno, davanti a una “cornetteria” dei Colli Aminei ma soprattutto davanti a un ragazzino di 12 anni miracolosamente rimasto illeso.
La famiglia del 26enne - il padre Luigi, la mamma e le tre sorelle del giovane - spinti dal desiderio di verità rivolgono ora un appello anche a chi, a differenza di Antonio, ha scelto una strada sbagliata. Ieri, con l'assoluzione
Il processo
Il racconto dell'amico pentito non hanno contribuito a fare luce sulla vicenda, il giudice ieri ha quindi ritenuto di non accogliere la richiesta di ergastolo formulata dal pubblico ministero, che in queste ore sta valutando la possibilità del ricorso in appello. Ma sarà una decisione da prendere fra tre mesi: dopo avere appreso, tra 90 giorni, le motivazioni alla base della decisione di assoluzione per non aver commesso il fatto a carico del presunto killer da parte dell'Autorità Giudiziaria.