Salerno, 3 ottobre 2024 - Arrestato il presidente della provincia di Salerno, Franco Alfieri è accusato di corruzione insieme ad altre cinque persone, tra cui la sorella e due dipendenti comunali di Carpaccio. Alfieri, eletto a giugno sindaco di Capaccio Paestum in quota Pd, avrebbe truccato l’assegnazione di due appalti pubblici a Battipaglia per favorire la società di famiglia. Una ditta formalmente intestata alla sorella, ma che in realtà sarebbe riconducibile allo stesso Alfieri, e favorita con il trucco dei subappalti.
È questa una delle accuse principali mosse a Franco Alfieri, fedelissimo del governatore Vincenzo De Luca, finito in carcere questa mattina e già noto per la vicenda delle “fritture” che (secondo De Luca) avrebbe dovuto offrire ai cittadini nel 2016 (quando era primo cittadino di Agropoli) per convincerli a votare.
Disposto il sequestro per 543mila euro. Gli altri cinque indagati, tra cui la sorella Elvira Alfieri, sono finiti ai domiciliari: contestati a vario titolo i reati di turbata libertà degli incanti e corruzione per atto contrario ai doveri d'ufficio.
Chi sono gli altri indagati
Sono finite nell’inchiesta altre cinque persone, che al momento risultano ai domiciliari. Sono Vittorio De Rosa e Alfonso D'Auria, rispettivamente legale rappresentante e procuratore speciale della Dervit Spa, Elvira Alfieri, sorella del sindaco e legale rappresentante della Alfieri Impianti, Andrea Campanile, dipendente del comune di Capaccio facente parte dello staff del sindaco, e Carmine Greco, responsabile tecnico del comune di Capaccio, nonché responsabile dei procedimenti delle gare contestate dalla procura.
Perchè Alfieri è stato arrestato
Il presidente della provincia di Salerno, da sindaco di Capaccio Paestum, avrebbe favorito l’azienda intestata alla sorella. In cambio degli appalti, la società Dervit avrebbe concesso alla Alfieri Impianti Srl - legalmente rappresentata da Elvira Alfieri, sorella del sindaco di Capaccio, ma di fatto riconducibile a lui - in subappalto e subaffidamento parte dei lavori svolti a Battipaglia, dei quali era risultata aggiudicataria all'esito di una terza e distinta gara bandita dallo stesso Comune, allo stato non oggetto di contestazioni.
La ricostruzione degli inquirenti
L’indagine è stata condotta attraverso le intercettazioni e la documentazione, anche informatica, acquisita nel corso di perquisizioni dello scorso 30 gennaio, molto tempo prima dell'ufficiale indizione delle gare finite nel mirino degli investigatori.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Campanile e D'Auria avrebbero concordato le strade da inserire nel progetto esecutivo delle future gare d’appalto, i tempi e i costi dei singoli interventi, nonché ogni altro dettaglio tecnico dei futuri lavori, dando per certo che sarebbe stata la Dervit spa ad aggiudicarsi gli appalti.
Le gare d’appalto: il ruolo di Greco
Proprio la ditta della sorella di Alfieri, dopo il perfezionamento degli accordi sopra descritti, avrebbe provveduto - attraverso sue propaggini organizzative - alla materiale redazione degli atti delle due procedure. Contestualmente, il dipendente comunale Carmine Greco, operando sempre su mandato del sindaco Alfieri, aveva conferito un incarico in una delle procedure a un professionista esterno affinché questi firmasse gli atti materialmente redatti dalla Dervit spa, prevedendo peraltro il pagamento della somma di circa 70mila euro, poi materialmente non corrisposta.
In un'altra procedura - scrive in una nota il procuratore di Salerno, Giuseppe Borrelli - lo stesso Greco si sarebbe personalmente assunto la paternità degli atti predisposti dalla società che si sarebbe aggiudicata l'appalto. Infine, sempre Greco si sarebbe adoperato per invitare a partecipare alle procedure negoziate ditte compiacenti o non aventi i requisiti per aggiudicarsi le gare, in modo tale da rendere blindata l'aggiudicazione alla Dervit.
Battipaglia, un milione di euro per rifare le strade
La gara di Battipaglia aveva un valore complessivo di oltre un milione di euro e l'ulteriore somma di 25mila euro, oggetto di sequestro preventivo disposto dal giudice, corrispondente al maggior costo dei materiali forniti dalla Alfieri Impianti nell'esecuzione dei subcontratti indicati rispetto a quelli identici che la Dervit aveva acquistato dal medesimo fornitore di entrambe. Sotto sequestro anche 293mila euro, corrispondenti al profitto che avrebbe conseguito la Dervit e derivante dal reato di corruzione.