Napoli, 17 dicembre 2024 – Ben 53 arresti a Napoli e provincia: questo è il bilancio del blitz effettuato dalla Direzione investigativa antimafia, che ha dunque eseguito una serie di ordinanze di misure cautelari disposte dal Gip del tribunale partenopeo. A richiederle è stata la Direzione distrettuale antimafia del capoluogo campano. Il prcouratore capo Nicola Gratteri: “Le mafie si rivolgono ai giovani sfoggiando la ricchezza su TikTok e su Instagram”.

Cosa è emerso dall’inchiesta
Tutte le persone coinvolte sono indagate a vario titolo per associazione di tipo mafioso, estorsione, detenzione di armi ed altro, ritenute affiliate al clan Amato-Pagano che opera nei comuni di Melito di Napoli, Mugnano di Napoli ed in parte dei quartieri Secondigliano e Scampia di Napoli.
“Le estorsioni venivano imposte anche agli imbianchini – ha dichiarato Nicola Gratteri, procuratore di Napoli – che rappresenta come il clan Amato-Pagano volesse controllare il respiro dei cittadini". Proprio per estorcere, era solito ‘formare’ dei minorenni con un “addestramento alla durezza”. Gli accertamenti degli inquirenti hanno anche consentito di scoprire che l'organizzazione malavitosa si appropriava abusivamente delle case sfitte e imponeva dei pizzi alle imprese edili.
Il provvedimento è il risultato delle indagini condotte dal Centro Operativo Dia di Napoli, sotto la supervisione della Direzione distrettuale antimafia. Le indagini hanno riguardato esponenti di vertice del clan Amato-Pagano, un'organizzazione criminale nata in seguito alla sanguinosa scissione dal clan Di Lauri, e per questo conosciuta anche come il clan degli “scissionisti”.
Gratteri: "Sfoggiavano ricchezza sui sociale”
Il clan Amato Pagano, che opera nei comuni dell'area nord di Napoli, fa un "uso costante e sistematico di TikTok e di Instagram". Lo ha spiegato il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, nello spiegare gli esiti dell'indagine. “Loro sfoggiano la loro ricchezza su TikTok e su Instagram:orologi d'oro, macchine di lusso. Lo fanno - ha detto Gratteri – per esternare il loro potere, per apparire, non solo per essere, ricchi, per farsi vedere come soggetti vincenti, come modello vincente, per farsi pubblicità parlando alla gente che pensa di entrare in una organizzazione criminale per diventare ricca e potente".
"In Italia - ha affermato ancora il procuratore - la prima mafia che ha utilizzato i social per farsi pubblicità è proprio la camorra. Si usa TikTok, perché Facebook è oggi il social utilizzato da persone di età media, o anziane, mentre TikTok è il social utilizzato dai giovani: TikTok viene usato dalle mafie perché le mafie si rivolgono ai giovani".