Napoli, 11 novembre 2024 – Napoli è ancora scioccata dalle circostanze della morte Di Arcangelo Correra, il neo 18enne ucciso due giorni fa da un colpo di pistola alla testa. Se le primissime ricostruzioni parlavano di un uomo che gli si sarebbe avvicinato per sparargli, per poi fuggire velocemente, la verità emersa è ora un’altra: a premere il grilletto è stato il cugino, Renato Caiafa, alla fine di quello che sembra essere stato un gioco con la pistola finito male. “Era sotto un'auto, l'ho raccolta, maneggiata ed è partito un colpo. Non volevo, mi dispiace”: queste le parole del 19enne nel momento in cui si è costituito, accompagnato dalla madre Anna Elia. L’altro figlio della donna, Luigi, era stato ucciso nel 2020 da un poliziotto all’età di 17 anni: stava tentando di mettere a punto una rapina.
E ora la signora Anna parla, anche per lanciare un messaggio alle autorità. “Nessuno meglio di me sa cosa sta provando Antonella, la madre di Arcangelo Correra – ha raccontato al Messaggero – Vorrei abbracciarla e piangere assieme a lei. L'incubo di sabato mattina, l'ho già provato sulla mia pelle”. “Ed è anche per il dolore che accomuna me e Antonella – ha proseguito – che chiedo allo Stato di fare qualcosa per i figli di Napoli: qui girano troppe armi, sono in tanti a vivere con la pistola addosso”.
Non sono mancate parole sul figlio. “E’ un bravo ragazzo. Ha compiuto da poco 19 anni, si arrangia a fare l'aiutante pizzaiolo. Cinque anni fa ha perso suo fratello Luigi e il padre in pochi mesi: lascio a lei immaginare cosa si porta dentro”. Per Anna la ‘confessione’ di Renato è un pensiero continuo: “Mi ha detto: 'Mamma vai da Antonella e diglielo che è stato un errore, che non volevo, che non so perché è partito quel colpo'. Mi ha anche raccontato la scena dello sparo: mi ha detto che si stavano passando tra le mani la pistola quando è partito un colpo che ha raggiunto alla fronte Arcangelo”. Il giovane non si sarebbe neanche accorto di stare per morire: “Arcangelo ha parlato per qualche secondo – continua il racconto della donna – Ha detto agli amici di non preoccuparsi ‘che non era successo niente’, fino a quando poi ha perso conoscenza. Lo hanno portato in sella allo scooter in ospedale”.
Anna crede al figlio, non mette in dubbio che quella pistola non era la sua. “Chi possiede un'arma ha soldi, perché le pistole costano, e mio figlio non ne aveva di soldi”. La signora ha concluso il suo intervento al quotidiano romano ripetendo la sua accorata richiesta: “Lo Stato intervenga tra i vicoli di Napoli, ho sempre perso contro di lui, anche quando scoppiò il caso della rimozione del Murale dedicato a mio figlio: lo hanno tolto, lo Stato ha vinto, ma io vedo ancora tanti ragazzi armati in giro”.