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Anna Del Sorbo, Presidente della Pmi Confindustria Campania
Anna del Sorbo, imprenditrice, direttore generale di Idal Group, impresa manifatturiera della cantieristica navale sia per new building che per manutenzioni e riparazioni, è presidente delle Piccole e Medie Imprese di Confindustria Campania, un osservatorio privilegiato per capire le dinamiche di una regione che, dopo le buone performance degli ultimi anni, con tassi di crescita superiori alla media nazionale, rischia una battuta d’arresto.
“Il settore dei servizi va sicuramente bene, trainato dalla crescita del turismo. Preoccupa, invece, l’andamento dell’industria, che segna una battuta d’arresto da molti mesi e non solo nella nostra regione. Gli ultimi dati sulla produzione industriale sono eloquenti. E bene ha fatto il Presidente di Confindustria, Orsini, a segnalare l’impatto negativo dei costi dell’energia, un tema che incide fortemente sul livello di competitività del nostro Paese. A frenare l’industria potrebbe essere, poi, un nuovo aumento delle materie prime. Sarebbe una catastrofe, simile a quella vissuta fra il 2022 e il 2023 a causa della guerra in Ucraina”.
Quali potrebbero essere gli effetti sulle piccole e medie imprese?
“Potrebbero essere molto pesanti. Gli imprenditori che sono rimasti in piedi, che hanno resistito alla crisi post-Covid, sono stati degli eroi, forse folli, ma in grado di resistere a una congiuntura economica estremamente negativa. Oggi ci sono intere filiere, come l’automotive e la moda, che soffrono. E gli effetti della crisi sono ancora più gravi per le piccole e medie imprese, che non hanno gli strumenti – anche pubblici – a disposizione di quelle più grandi per fronteggiare il calo del mercato. Se non ci saranno risposte da Roma o da Bruxelles, saranno esposte a rischi molto gravi”.
Anche i dazi di Trump potrebbero peggiorare la situazione?
“Ci saranno settori che soffriranno di più, come, ad esempio, l’agroalimentare. Ma il tema è più vasto. Le nostre imprese, così come l’Europa in generale, devono recuperare competitività. Invece, negli ultimi anni, per un eccesso di regolazione e per una visione ideologica del Green Deal, abbiamo favorito altri Paesi che sono andati avanti anche grazie a politiche di dumping. Noi, ad esempio, nel settore della cantieristica navale, subiamo la concorrenza di Paesi extraeuropei, come la Turchia, che può praticare prezzi più vantaggiosi rispetto ai nostri. Dobbiamo invertire la rotta, altrimenti l’intera Europa rischia il tracollo”.
La Zes Unica, ovvero la zona economica speciale estesa a tutto il Mezzogiorno, è partita ormai da un anno. Come stanno andando le cose?
“Stiamo cercando di fare un primo bilancio. Ma, sicuramente, dopo un periodo iniziale, gli investimenti stanno arrivando, anche grazie al prezioso lavoro del presidente Giosi Romano, che conosce molto bene il territorio. Ora bisogna accelerare, anche prevedendo strumenti e percorsi di accompagnamento studiati ad hoc per le piccole e medie imprese”.
In sintesi: perché un gruppo internazionale, oggi, dovrebbe scegliere il Sud per investire?
“Perché abbiamo una marcia in più, se non altro perché dobbiamo fare quotidianamente i conti con una realtà difficile e con tanti ostacoli, a cominciare da quelli burocratici”.
Napoli e la Campania continuano a perdere giovani. Come si può fermare l’emorragia?
“La verità è sempre nel mezzo. I ragazzi devono capire che qualunque percorso ha bisogno di un iter formativo che non è immediato. Ma anche le imprese devono garantire livelli di retribuzione adeguati e un vero piano di formazione e di crescita professionale. A questo, poi, occorre aggiungere le responsabilità dello Stato, che dovrebbe intervenire per incoraggiare i giovani a restare nel Sud, magari aiutandoli a comprare casa o offrendo servizi adeguati”.