{{IMG_SX}}E’ MORTO Piergiorgio Farina, uno dei violinisti più lirici della musica italiana leggera del dopoguerra. Un po’ Jean Luc Ponti, un po’ Stéphan Grappelli, un po’ Joe Venuti: un personaggio dalle mille sfaccettature, adattissimo a uno spaccato su celluloide. Come ben capì Pupi Avati che nel 1982 da una sua composizione, 'L’amore è come il sole', trasse l’ispirazione per il film, 'Dancing Paradise', con lo stesso musicista fra gli attori. Un uomo che andava ripetendo, con enfasi quasi mistica, che la musica affascina, costruisce ponti, avvicina, accomuna, affratella, incanta, rapisce, stupisce, emoziona, disorienta. Ci ha lasciati 48 ore dopo il sassofonista jazz Johnny Griffin, uno delle leggende della generazione di Charlie Parker e Dizzy Gillespie.

ORIGINARIO di Goro, 75 anni, bolognese d’adozione, ha combattuto fino all’una di notte di ieri con un male che non perdona. Ad assisterlo nella sua abitazione c’era la moglie Angela, raggiunta successivamente dal figlio Bruno, batterista jazz della RossoBlues Brother Band di Andrea Mingardi.
Piergiorgio Farinelli (questo il suo vero cognome) è stato con Henghel Gualdi, virtuoso d’alto profilo del clarinetto, lui pure emiliano, scomparso due anni fa, uno dei due più grandi talenti italiani del dopoguerra. Stupefacente era soprattutto la sua capacità di arricchire di swing qualsiasi pezzo gli capitasse tra le mani. Al sax o al contrabbasso, al piano o appunto al violino, il suo ‘love supreme’. Che cantasse sul palco di una discoteca, in un festival jazz o nelle sale dei concerti. Espandendo gli umori delle composizioni, sintetizzandone le sfumature, con definizione sonora esaltante. Con la consapevolezza artistica dei grandi interpreti. Quelli, cioè, più interessanti e sensibili dello swing europeo.

COMINCIÒ imbracciando un sax con la predisposizione ad allargare gli orizzonti musicali tipica di un dodicenne che parte da un retroterra rock and roll. Poi volò verso l’infinito di una musica sempre più propulsiva e ricca d’invenzioni.
Non furono partecipazioni banali neppure quelle di San Remo. Nel 1968 cantò con Orietta Berti, 'Tu che non sorridi mai'. E da prim’attore vi tornò nell’edizione del 1975. Ma nell’immaginario collettivo Piergiorgio Farina rimarrà per sempre il 'violino jazz italiano'. La cerimonia funebre è stata fissata per mercoledì pomeriggio alla Certosa. Sorridi sempre, Piergiorgio, la gente vuole vedere che te la passi bene.