Lei è Tami Manis, ha 58 anni è del Tennessee, e detiene un record molto particolare: è la donna con il taglio mullet più lungo al mondo. La sua “coda” - il mullet, letteralmente “triglia”, si caratterizza per essere corto davanti, sopra e sui lati e lungo dietro - ha raggiunto i 172,7 cm e ha visto le forbici per l’ultima volta nel febbraio del 1990! Tami ha detto di aver preso ispirazione da un’infermiera di Knoxville e, ora, è orgogliosa detentrice di un Guinness dei primati davvero particolare. Ma come nasce questa acconciatura? Le origini sembrano affondare in un lontano passato.
Le origini del mullet
A raccontare la storia del mullet ci ha pensato Alan Henderson nel suo “Mullet Madness!: the Haircut that’s Business Up Front and a Party in the Back” (acquistabile su amazon). Henderson ci porta addirittura nel neolitico, passando dalla Sfinge (!), per arrivare a Billy Ray Cyrus, Hulk Hogan e David Copperfield. Il ritrovamento di una statuetta di metallo, risalente al I secolo d.C. e rinvenuta nel 2018 durante i lavori per un nuovo parcheggio presso la tenuta di Wimpole, in Inghilterra, hanno convinto gli archeologi che questo taglio fosse diffuso tra i britannici già durante l’occupazione romana. Nel VI secolo, lo studioso bizantino Procopio di Cesarea scrisse che alcune fazioni di giovani maschi portavano i capelli lunghi dietro e li tagliavano corti sulla fronte.
Gli anni Sessanta e Settanta
L’apripista del “mullet moderno” è Tom Jones che lo propose nel 1965 per una performance all’Ed Sullivan show. Circa un decennio dopo David Bowie portò il taglio nell’era Ziggy Stardust, ben presto imitato da altre leggende della storia della musica, da Rod Stewart a Keith Richards, da Paul McCartney ad Alice Cooper (che proponeva una versione extra lunga del mitico taglio).
Tutti pazzi per il mullet, l’era degli anni Ottanta
Il mullet nasce come taglio maschile, ma è negli anni Ottanta che supera ogni barriera, conquistando i cuori (e le teste) della popolazione femminile, diventando un vero must. Lo sperimentano Tina Turner, Dolly Parton, Cher e Liza Minelli, ma anche star assolute del cinema e del piccolo schermo come Meryl Streep ed Ellen DeGeneres. Anche Richard Dean Anderson (il mitico “MacGyver”), Rob Lowe e perfino George Clooney (correva il 1985) hanno ceduto al fascino di questa acconciatura. E rimane semplicemente iconico il look del duo George Michael e Andrew Ridgeley, allora uniti nel progetto Wham!
Come nasce il nome
Secondo l’autorevole Oxford English Dictionary sono stati i Beastie Boys, gruppo hip hop americano formatosi nel 1981, a coniare il nome dell’acconciatura quando, nel 1994, pubblicarono la canzone “Mullet Head” riferendosi proprio a chi portava quel particolare taglio di capelli. In precedenza l’espressione mullet head veniva usata (già dal diciannovesimo secolo) nell’accezione di “persona stupida”.
Dagli anni 2000 ai giorni nostri: il mullet è donna
Praticamente abbandonato negli anni Novanta (tranne qualche eccezione, come il campione di tennis Andre Agassi), il mullet ritrova estimatori con l’inizio del nuovo millennio. Una giovane, ma già affermata, Scarlett Johansson ha proposto nel 2003 un irresistibile taglio spettinato, nel 2016 l’acconciatura viene scelta da Zendaya in occasione dei Grammy Awards, Miley Cyrus ha raccolto l’eredità del padre Billy Ray presentandosi con un mullet mosso alla sfilata autunno-inverno 2020 di Marc Jacobs, mentre Rihanna lo ha confermato l’anno dopo in occasione della campagna pubblicitaria di Savage x Fenty Rihanna, con frangia irregolare e ribelle.
Versatile, genderless e anticonformista
L’estate del 2023 ha confermato la tendenza, il taglio vintage un tempo sinonimo di rock, è sempre più amato per la sua versatilità, audace o reso più soft da dolci sfilature, permette di giocare con frange, lunghe chiome che cadono sulle spalle, ma anche scalature a dir poco vertiginose. Ricci, lisci o mossi non importa, il mullet saprà dare un tocco in più a qualsiasi tipo di capello, prestandosi anche a giochi e sperimentazioni cromatiche.