Giovedì 26 Dicembre 2024
Eva Desiderio
Moda

Michela Murgia e la moda, dagli scialli neri a ‘God save the queer’. L’amicizia con gli stilisti

La scrittrice ed intellettuale e il ‘piacere’ della moda, un veicolo bello in cui far confluire i suoi messaggi e con cui dare un’altra voce alle sue idee. Il ritratto e le tappe salienti nel ritratto di Eva Desiderio, critica di moda di Quotidiano Nazionale

Roma, 11 agosto 2023 – Agli esordi amava indossare gli scialli neri della sua Sardegna, intensi e pesanti, quasi una barriera difensiva tra lei e il mondo. Poi negli anni è arrivato il colore, perfino sul maculato, e alla fine della sua vita addirittura l’alta moda. Un percorso tutto in salita quello di Michela Murgia ma vissuto negli ultimi mesi come una discesa infinita verso una gioia speciale, tanto da farle venire la voglia di partecipare alle sfilate di haute couture parigine, solo ai primi di luglio scorso. Da Dior, in prima fila per abbracciare Maria Grazia Chiuri, il direttore creativo famosa per il suo intrigante e intelligente femminismo, e dopo pochi giorni addirittura al Castello di Chantilly per il defilè di Valentino, maison diretta da un altro caro amico come Pierpaolo Piccioli.

Ed eccola col caftano lungo e fluente seduta sul cubo per niente comodo del defilè di Valentino, la testa avvolta in un foulard che sfiora la terra e si muove alla brezza del tramonto, Michele coi suoi amici-assistenti che aspetta la magnifica carrellata di supertop intorno ai vasconi del giardino del castello che fu del Principe di Condè. Come a dire: “Qui ritrovo pace e gioia, e mi tuffo nella bellezza assoluta”. Qualcuno la salutava, altri più discretamente l’hanno lasciata in pace a bearsi di sorprese e vestiti, lei granitica nonostante la terribile malattia. Una pausa dal futuro nero che l’aspettava, per una Murgia che ha finito i suoi giorni con un inno all’eleganza, senza nessuna posa, senza ostentazione, ma in assoluta libertà e spensieratezza. Questo è il messaggio più forte che ha lasciato a chi ha assistito ai due show dell’alta moda di Parigi, ai quali Michela ha voluto assistere anche come prova di amicizia verso i creativi di Dior e di Valentino. Nessuna voglia di sfoggiare nulla, solo la felicità di vivere due momenti magici e irripetibili.

Michela Murgia in abiti Dior sull'Oriente Express
Michela Murgia in abiti Dior sull'Oriente Express

Oggi tutta la moda che ha ammirato il suo senso per la vita e il suo impegno ribelle per le famiglie no gender, prima fra tutte la sua allargatissima, la ricorda e la rimpiange. Maria Grazia Chiuri in pochi giorni prima delle nozze con Lorenzo Terenzi, il 15 luglio scorso, le aveva disegnato e poi fatto realizzare in atelier a Parigi tutti i vestiti per sposi ed ospiti, una intera mini collezione donata alla scrittrice come amica e come donna impegnata come lei nella difesa dei diritti, con un ricamo di perline sul corpetto di Michela con la scritta ricamata “God save the queer” la stessa frase che appare sulla t-shirt personalizzata. “Eravamo tutti completamente vestiti di bianco, a de-sacralizzare il colore nuziale – scriveva la Murgia in quelle ore –  il bianco è inclusivo, sintesi additiva di tutti i colori dello spettro”.

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Il suo senso per la moda era esploso anche a metà giugno sulla cover di “Vanity Fair” con l’intervista concessa al direttore Simone Marchetti, diventato anche lui un caro amico e accompagnatore affettuoso ai defilè. Murgia aveva firmato il numero e il fondo per il pride issue del magazine. In copertina lei col turbante e l’abito d’alta moda di seta di Valentino, al dito un anello nuziale a forma di rana, un animale ibrido come la sua famiglia queer. Alla domanda: lei che cosa vuole? Aveva risposto “Essere felice. E non fare stare male le persone che amo”. E spesso ripeteva “Sto bene”, specie quando parlava del suo “viaggio personale” a Parigi, per la moda e i cari amici stilisti.

E oggi Sabato De Sarno, nuovo direttore creativo di Gucci che ha conosciuto Murgia nell’atelier di Valentino dove ha lavorato fino a pochi mesi fa, la ricorda anche lui sul suo instagram scrivendo: “Michela, ci hai fatto sentire meno soli, e ci hai insegnato cos’è la forza”.