Mercoledì 15 Gennaio 2025
Redazione
Moda

La "battaglia" dell'estate: cappello da pescatore vs cappellino da baseball

La scelta tra i due è ardua, ma i cappelli nel guardaroba non sono mai sufficienti...quindi la soluzione potrebbe essere più semplice del previsto!

Bucket hat vs baseball cap

L'estate avanza e con lei anche l'eterno dilemma che vede protagonista l'ardua scelta tra cappello da pescatore e cappellino da baseball. Ovviamente non si tratta solo di proteggersi il capo dai raggi del sole. Copertura sì, ma è necessario proteggersi con stile. Che sia da pescatore o da baseball il cappello è un capo che non può mancare nel guardaroba di ciascuno di noi e, per gli appassionati del genere, solitamente ce n'è una vera e propria collezione, con un pezzo adatto ad ogni occasione, incluse le più eleganti.

La scelta delle celebrities

A riaprire il dubbio su cosa indossare sotto i raggi del sole sono anche i volti noti. Dall'alta moda allo sport, passando per le celebrità del mondo dello spettacolo, ognuno ha le sue preferenze in fatto di cappelli. A riportare alla ribalta negli ultimi anni il cappellino da pescatore, hanno sicuramente contribuito star del calibro di Rihanna e Billie Eilish, ma anche Chiara Ferragni lo ha indossato in più occasioni, sia in versione invernale che estiva. La tendenza invade anche il mondo dello sport, come dimostra il capitano della nazionale di cricket inglese, Ben Stokes, che si è presentato al torneo Ashes con un bucket hat azzurro con tanto di stemma dei tre leoni ricamato sulla parte frontale. Un look che ha richiamato l'attenzione dei tabloid inglesi tanto quanto la competizione stessa. Dal campo erboso di cricket a quello di calcio, è Jack Grealish ad indossare il popolare cappello a secchiello per celebrare il treble del Manchester City. La risposta a suon di cappellino da baseball arriva però dalle passerelle. Ad indossarlo è nientemeno che Pharrell Williams, al termine di una delle sfilate più attese dell'anno. Sul Pont Neuf, per il gran finale del debutto della sua collezione per Louis Vuitton, Pharrell ha sfoggiato un cappellino con visiera dal taglio avvolgente e, se è l'artista e produttore nonché neo direttore creativo della linea uomo di Louis Vuitton ad indossare qualcosa, è quasi certo che presto saranno in molti a seguire le sue orme. Anche la tv ha il suo ruolo nell'influenzare le scelte in fatto di copricapi. Nella fortunata serie Succession, ad esempio, la miliardaria famiglia Roy indossa cappelli da baseball, rigorosamente senza slogan né brand in vista.  

Dai pescatori alla scena hip-hop. Nascita e evoluzione del Bucket Hat

Tutto parte dal mare. Accessorio indispensabile per i pescatori fin dai primi anni del '900, in particolare quelli del nord Europa, il cappello dalla forma a secchiello serviva in origine a proteggere i lavoratori dal freddo e dalle intemperie. Va da sé che i materiali utilizzati erano differenti, i primi esemplari erano infatti realizzati in lana di pecora grezza trattata con lanolina per rendere il prodotto impermeabile. Dai pescherecci il bucket hat è approdato nel mondo della moda intorno agli anni '60 ma a renderlo veramente cool ci ha pensato la scena hip-hop. Sempre in testa ai Run-DMC, a farne un vero e proprio elemento distintivo è stato LL Cool J con l'inseparabile e iconico modello firmato kangol. Da qui, il cappello da pescatore è diventato un elemento fondamentale per tutti i ravers e per il popolo dei festival, fino ad essere sinonimo di britpop negli anni '90, periodo in cui l'ardua scelta non riguardava quale cappello indossare, ma era tra i fratelli Gallagher e Damon Albarn, viso che i tre erano raramente visti senza bucket hat. Celebrato anche dall'alta moda, famosissima la versione di Prada, il cappellino a secchiello è rimasto per qualche anno nel fondo dell'armadio per tornare alla carica nelle più svariate versioni. In tessuto, in paglia, impermeabile, in crochet ma anche di spugna non c'è limite alla fantasia e soprattutto agli abbinamenti per questo capo senza tempo e senza genere che si ripiega e si porta comodamente in tasca o nella borsa.  

Tra addii e ritorni dal passato: baseball cap, truckers e snapback

Così come la nascita del cappello da pescatore anche quella del cappello da baseball è lapalissiana. A rendere noto l'antenato di ciò che oggi indossiamo furono i Brooklyn Excelsiors nel 1860, anche se il cappello da baseball così come lo conosciamo oggi, più strutturato e con una visiera più ampia e ricurva, arriva solamente durante gli anni '40. Da qui a diventare un accessorio distintivo, date le tante versioni in commercio, il passo è breve. Il classico cappello da baseball con visiera ricurva, insieme al modello trucker, realizzato con una parte solida anteriore e una in rete nella parte posteriore, sono i modelli ad andare per la maggiore fino agli anni '90 quando fa il suo ingresso sulla scena lo snapback. Di fatto è un cappello da baseball ma, anziché essere curva, la visiera è piatta. Anche in questo caso, a diffondere il verbo del cappellino sono stati i rapper. Run DMC, 2pac, Nas, Lil Wayne, ma anche Willy, il principe di Bel Air, tutti avevano uno snapback. Dai campi da baseball, passando per la scena musicale, il cappellino da baseball e soprattutto la versione snapback si è in seguito legato allo streetwear e alla cultura skate. Qualunque sia il modello preferito, il cappellino da baseball in tutte le sue forme è sicuramente un capo intramontabile, quindi, come per il suo “rivale” da pescatore, via libera alla fantasia e agli abbinamenti meno classici, come insengano anche le recenti passerelle.