Gioielli come bene rifugio? Sì, ma non basta. Resta sempre al primo posto l’Amore, il significato più alto e grande di questo dono in oro, argento, pietre preziose e perle, un Amore che spinge in alto la produzione italiana tutta vero Made in Italy nei nostri distretti (Vicenza, Valenza, Milano, Arezzo e la Campania) e fa volare l’export.
L’Italia piace sempre di più come pure il nostro stile che resta ancorato alla tradizione ma riesce a evolversi nel contemporaneo, si rinnova anche con piccoli tocchi di stile, primeggia per la qualità.
Ed ecco l’interesse verso il settore anche da parte della grandi maison della moda – come Giorgio Armani che dal 2020 ha lanciato la sua collezione Armani Jewellery – e tutti i marchi del grande lusso a fare a gara per l’esclusivo e l’unico. Insomma, il fascino del gioiello non tramonta, crisi o non crisi, e lo testimoniano le tante aste in giro nel mondo che attraggono collezionisti e neofiti come pure il mercato del vintage che oltre ai bauli ’svaligia’ anche il cassetto della nonna.
Perché, è ben noto, in un oggetto d’oro c’è sempre una storia dentro, un risvolto affettuoso, di rappresentanza, di eredità tramandata con rigore o con sana leggerezza. E torna di moda, anche tra le nuove generazioni, indossare di nuovo l’anello o il bracciale di famiglia, con orgoglio, rispetto, soddisfazione.
Una storia che conoscono bene i 500 associati a Confindustria Federorafi (Federazione Nazionale Orafi Argentieri Gioiellieri Fabbricanti) che rappresentano la quasi totalità delle aziende del settore, il 70 per cento delle quali lavorano l’oro che ultimamente ha toccato livelli record di stima. Di qui il ritorno al bene rifugio di cui parlavamo all’inizio ma anche il riconsiderare il gioiello come un investimento valido e intramontabile.
"Anche in questi primi otto mesi del 2024, da gennaio ad agosto, si è confermato il trend positivo della gioielleria italiana – racconta Stefano De Pascale, direttore generale di Federorafi – i pezzi da indosso sono cresciuti del +4,8 per cento. La volatilità dei mercati finanziari spinge ad investire nel nostro settore. Dopo gli anni del Covid abbiamo assistito ad una pronta ripartenza. L’export della gioielleria in oro è volata registrando un +88,4% dell’export , mentre l’argento è in frenata a -0,8%. Invece crescono i metalli placcati fino al 12,8%. Secondo il Centro Studi Confindustria Federorafi su dati Istat – continua il direttore generale di Confindustria Federorafi De Pascale – finora l’export ha toccato il +30% con un totale di 9.777 milioni di euro di fatturato".
A livello internazionale i nostri maggiori mercati sono la Turchia (con un andamento ’drogato’ dalla ricerca di nuove rotte a causa del conflitto russo-ucraino, dalla guerra israelo-palestinese, all’alta inflazione endogena e, in maniera diretta, soprattutto dall’aumento dei dazi/tassazione locale, con addirittura vendite a +568% spinte dai semilavorati italiani), seguita da Stati Uniti, Svizzera, Emirati Arabi, in flessione l’Europa con paesi come la Francia a -3,8 per cento.
Ma in questi giorni di feste natalizie quasi nessuno sfugge al fascino dell’oro e delle pietre preziose: specie i giovani che riscoprono oggetti un tempo dimenticati, e invece ora li trovano terribilmente modeni. Su questi sogni le aziende italiane lavorano molto bene grazie all’alta manualità artigianale e alla storia che ci avvantaggia anche in fatto di tendenze. Anche piccolo, piccolissimo, un gioiello è una promessa per sempre. Da fare agli altri e oggi specie per molte donne da regalare a se stesse.