Domenica 19 Gennaio 2025
*
Moda

Divino e mondano. La magia del blu trascende i confini

di Massimiliano Giornetti* ’Blue r/evolution’ è un’indagine approfondita sull’evoluzione del guardaroba maschile. Un passaggio culturale che evidenzia un cortocircuito sociale simbolicamente...

Nella sede di Polimoda, esposti capi che testimoniano l’evoluzione del guardaroba maschile

Nella sede di Polimoda, esposti capi che testimoniano l’evoluzione del guardaroba maschile

di Massimiliano

Giornetti*

’Blue r/evolution’ è un’indagine approfondita sull’evoluzione del guardaroba maschile. Un passaggio culturale che evidenzia un cortocircuito sociale simbolicamente rappresentato da un colore, il blu. Da espressione della più assoluta esclusività e alto lignaggio ad emblema di uguaglianza forzata della classe operaria, il blu racconta attraverso i secoli una narrazione segnata da notevoli contrasti. Dal punto di vista sociologico, sono pochi i capi che nella moda rivelano una storia complessa come quella tracciata dal blu. Questa mostra ha lo scopo di indagare come un colore associato ad un indumento, nasconda un racconto nel segno della liberazione e dell’identità personale. Blue r/evolution non riguarda solo l’abbigliamento. Tratta una complessa indagine che rivela come semplici indumenti da lavoro possano riflettere, modificandoli, i nostri comportamenti sociali condizionando rivoluzioni culturali e politiche.

La tela denim, emblema della mostra aperta oggi e domani al Polimoda Manifattura Campus , continua ad evolversi testimoniando la fluidità della società in cui viviamo. Rimane allo stesso tempo elitaria e accessibile, tradizionale e rivoluzionaria, locale e globale. Il colore blu rappresenta al contempo il divino e il mondano, il lusso e l’utilità, la gioia e la malinconia. Questa dualità è meglio esemplificata dal cotone tinto indaco, in particolare dalle origini del denim, da umile tessuto per indumenti da lavoro allo status di fenomeno della moda globale contemporanea. Il modo in cui il denim invecchia, si strappa e si adatta al corpo di chi lo indossa è diventato immagine dell’esperienza personale e autentica della moda stessa.

Il blu sembra metaforicamente trascendere ed annientare le classi sociali e le tendenze. Così la working jacket, come il pantalone cinque tasche, la tuta da lavoro, la overshirt, la salopette, simboleggiano l’uniforme anti-identitaria, espressione di omologazione ragionata per trasformarsi successivamente negli archetipi del mutamento dello stile contemporaneo. Quegli stessi stilemi che hanno impersonificato la trasgressione giovanile attraverso le più rilevanti subculture del XX secolo, dai Punk, ai Preppies, gli Hippie, Greaser, gli Yuppies, fino al movimento Rock e Hip Hop, trovano nel blu jeans un tracciato che non ha solo il significato di appartenenza ad un mondo estetico, ma soprattutto ideologico e politico.

La stigmatizzazione del workwear, come simbolo del radicale mutamento sociologico, rappresenta, di fatto, la concreta trasfigurazione del guardaroba contemporaneo nella ridefinizione di una nuova silhouette, decontratta, rilassata e funzionale. Possiamo oggettivamente affermare che il pantalone cinque tasche, la working jacket e la overshirt abbiano contribuito ad abbattere le regole di genere per definire una nuova estetica decontestualizzata dai sessi.

È intima la relazione che ha portato a progettare blue r/evolution nello spazio di Polimoda a Manifattura Tabacchi. Le foto degli operai della fabbrica di sigari degli anni 70, custodite nell’archivio della stessa, hanno creato un legame atemporale con i volti immortalati da Charles Fréger nel suo Bleus de travail degli anni 2000. La moda vissuta come chiave di espressione identitaria e non come ostentazione di potere economico. Forse è proprio questo che ammalia nella selezione dei preziosi capi dall’archivio privato di Roy Roger’s. Guido Biondi ha raccolto negli anni indumenti che custodiscono la forza dell’essere. Sfumature di blu, strappi, macchie e rotture che raccontano le vite degli altri attraverso indumenti da lavoro.

Questa mostra ha l’intento di raccontare un tracciato della moda non attraverso una indagine di capi spettacolari da passerella, ma ricercando l’emozione delle persone racchiusa dentro un capo. Sono oggetti di vita vera che dalla fine dell’800 ad oggi, si sommano alle collezioni dell’archivio Roy Roger’s, la prima azienda italiana produttrice di denim, fondata a Campi Bisenzio nel 1951. Pezzi storici che si staccano dal tempo e dallo spazio per intersecarsi con la vita delle persone, lontani dal clamore delle passerelle.

Infinite sfumature di blu, come quelle ipnotiche nuance dell’opera Zurashi / Slipped di Rowland Ricketts. Chilometri di fili sospesi, utilizzando la tecnica dell’ikat dove i fili, prima della tintura, vengono legati e spostati per creare zone resistenti al colore e motivi scalati. Una poetica metafora che ci obbliga a scavare profondamente dentro le nostre stesse origini per una necessaria riflessione sul profondo valore del blu.

In ogni filo, in ogni sfumatura di blu, il denim rivela una profonda verità: la moda non è mai solo abbigliamento. È specchio, manifesto della società contemporanea.

*Direttore di Polimoda

e curatore della mostra