Parigi, 27 febbraio 2024 - “Marc Bohan è stato un innovatore nella maison Dior. Per questo spesso vado nei nostri archivi e ritrovo queste sue visioni. Come l’invenzione di Miss Dior, prima collezione di pret-à-porter dedicata alle figlie delle signore che vestivano in atelier con l’haute couture. Era il 1967 e il mondo stava cambiando, soprattutto le donne stavano cambiando”.
Maria Grazia Chiuri, direttore creativo per le collezioni donna di Dior oggi, se possibile, ha superato se stessa per genio e concretezza, per stile contemporaneo e memoria necessaria quando si parla di calibri da novanta della moda mondiale. E con il defilè pret-à-porter per l’inverno 2024-2025 ha dato una nuova scossa positiva ai canoni dello stile, guardando indietro nel tempo con la prospettiva del futuro, sempre tenendo alta la bandiera dell’eleganza, della praticità, della qualità, della modernità.
Bohan è stato il più longevo stilista della maison di avenue Montaigne 30, ha lavorato lì dal 1961 al 1989, è morto l’anno scorso e ha lasciato una parte d’archivio memorabile, testimone degli anni della riscossa femminile e della rivoluzione delle giovani generazioni. A quei mitici anni ha ripensato oggi con la lente del progresso Maria Grazia Chiuri davanti alle tantissime persone invitate allo show Dior e arrivate dal mondo. In passerella intorno alle magnifiche sculture di canna naturale intrecciate dall’artista indiana Shakuntala Kalkarni che indagano il rapporto tra corpo e armatura, 72 modelle con lo chignon borghesissimo, il trucco degli occhi solcato da una riga rossa, le scarpe di vernice nera a mezzo tacco che ti regalano sempre un’aria un po’ da adolescente, per una collezione perfetta, tutta da vendere, stilosa e chic nelle forme quasi semplificate.
“Mi hanno colpito molto i foulard con le scritte e il rigore grafico di Marc Bohan di quel finire degli anni Sessanta - racconta Maria Grazia Chiuri - e io amo moltissimo e da sempre i foulard. Li portava mia nonna in campagna, tutti neri, e li portava anche mia madre. Io ne ho sempre avuti tanti. Sono accessori protagonisti, ci accompagnano nei viaggi, nella vita, sul lavoro, proteggono, riparano e se serve decorano il viso e l’abito”.
Ed eccole le maxi scritte Miss Dior sui trench beige e sulle gonne a portafoglio come portavano le studentesse nel ‘68, i piccoli tailleur a mezza coscia, svelti e semplici con la giacca doppiopetto anche a 8 bottoni, i tailleur pantaloni veloci per correre incontro alla vita, le borse iconiche di Dior ancora più belle del solito, tanto bianco, avorio, blu, rosa, verde segnaletico, toni cipria da make up. Pochi gioielli ma tante piccole borchie dorate e minipunk sui cappellini e sulle scarpe, lungo le linee dei cappotti di cashmere. “Miss Dior era un primo prodotto bello e industrializzato, per la prima volta le donne potevano entrare in boutique e uscire col capo sognato subito. Vince la funzionalità - continua Madame Chiuri – vince la voglia di acquisto immediato dell’oggetto del desiderio. E il foulard diventa un elemento liberatorio anche lui. Penso che oggi bisogna recuperare questa gioia di vivere, vivere il proprio momento”. Applausi alla fine e tanti “brava Maria Grazia!”, anche per essersi ispirata a una donna potente per idee come la designer milanese Gabriella Crespi che a lungo ha collaborato con Bohan arredando molte boutique e forse ispirandolo con il suo chic e il suo charme. Nemmeno un foulard però in passerella, solo quelle scritte logate Miss Dior e ingigantite come fossero dei graffiti. E non importa che non ci siano perché sono nel cuore di Madame Chiuri e nei nostri. Per la sera tanta raffinata semplicità e le modelle vestite e pettinate come signore borghese di un tempo o first lady innovatrici di look come Jacky Kennedy.