di Eva Desiderio
"I punti vendita chiedono sempre novità. Ed ecco che abbiamo creato una capsule davvero unica, minimalista, esclusiva, di rottura. Pochi pezzi ma tutti iconici, una rivoluzione sperimentale per il Gruppo Lubiam e in particolare per il nostro marchio di punta L.B.M. 1911 che abbiamo chiamato Blackout e che sta avendo già molto successo". Giovanni Bianchi, Ceo del Gruppo Lubiam e direttore stilistico di tutte le linee, racconta quest’ultima sfida che lancia da oggi a Pitti Uomo 107 per un pubblico maschile giovane ma anche non necessariamente. Un’espressione di nuovi stili di vita e di vestire, uno spirito ’urban’ che esalta l’individualità attraverso forme d’avanguardia e solo due colori come il nero e il cammello, l’ombra e la luce, per una libertà sussurrata ma decisa, con punte di elegante sfrontatezza.
"Sono quattro outifit giacca e pantaloni e due per i cappotti, accomunati da essenzialità e dinamismo – spiega Giovanni Bianchi, orgoglioso di essere a capo di un’azienda ancora tutta in mano alla famiglia e fondata nel 1911 dal nonno Luigi che poi, nel 1939, fondò la Lubiam, da sempre basata a Mantova –. Per la prima volta abbiamo usato il taglio vivo sul sartoriale nelle giacche, al fondo manica, al collo e intorno alle tasche con un’allure molto moderna. Una proposta inedita con giacche squadrate e senza spacchi, rever scesi, per uomini attenti alle mode".
Una mano fluida e sciolta, con punte di lyocell per donare comfort e libertà di movimento e lane ultraleggere e preziose. Per sentirsi a proprio agio in ogni occasione. "Anche i cappotti in questa proposta Blackout sono cambiati – dice –: o lunghi a 120 centimetri e piuttosto stretti o a doppio petto con maniche raglan e forme over". Per la linea Luigi Bianchi Sartoria invece propone tanto grigio, un ’non colore’ sicuro, per capi di gusto inglese puro, niente più blu, tra fantasie molto fuse e uniti dalla mano pelosa.
Ma Giovanni Bianchi, dopo il recente lancio pochi mesi fa, porta a Pitti Uomo anche la linea L.B.M.1911 Donna che è già diventata una realtà di mercato e ha destato molto interesse tra i buyer. Perché il sartoriale applicato allo stile femminile è ancora una cosa rara, quanto più preziosa, per quelle aziende che lo sanno fare con sicurezza e grazia. "Questa è la prima vera esperienza – continua Bianchi – abbiamo piazzato le nostre prime bandierine dove ci interessava metterle, in Italia, Europa e America. Il valore della qualità del prodotto ci ha premiato, il mercato femminile è più veloce di quello maschile ma non meno esigente. E siamo soddisfatti di questo nuovo progetto, giunto alla seconda puntata".
Il Gruppo Lubiam si presenta a Pitti Uomo con queste linee che guardano al passato e lo rivisitano con forme contemporanee come nel caso della collezione al femminile che si ispira alle dive del cinema americano degli anni Quaranta e Cinquanta che contempla oltre ai cappotti solo tailleur pantaloni. "Il salone fiorentino anche quest’anno sarà impegnativo, e sotto tanti punti di vista. E’ un momento serio e costruttivo di incontro e scambio di idee coi clienti. E non mancano le preoccupazioni – continua il Ceo – per le presenze soprattutto dall’estero. Le difficoltà economiche e la situazione geopolitica del mondo fanno pensare. Come il posticipo delle date di una settimana che va a impattare sulla ’week’ degli showroom di New York. Si teme l’assenza di grossi gruppi".
L’Italia per Lubiam è ancora il primo mercato, ma sta guardando con interesse al Canada e all’Europa. "Il mercato arabo non è ancora sviluppato come vorremmo perché basato sui monomarca, mentre noi siamo forti nei multimarca, ma presto faremo un salto in avanti" chiude Giovanni Bianchi. Orgoglioso dei suoi 300 dipendenti e di quella manifattura che ancora attrae uomini "che non vogliono più solo apparire ma essere" come dice proprio il direttore creativo.