Roma, 8 agosto 2018 - Femminilità. È questa la parola magica dello stile di Chiara Boni che nel 2007 ha lanciato il brand 'Chiara Boni La Petite Robe' che in un pugno di anni ha raggiunto importanti successi in termini di creatività e di business. Merito della fantasia, della gioia di vivere, dell’amore per il proprio lavoro e della bravura della stilista fiorentina che nel 1971 ha lanciato da pioniera l’etichetta di rottura “You Tarzan Me Jane” che inneggiava ad un modo di vestire hippy chic e poi ha cavalcato con la sua moda uomo e donna gli anni Ottanta e Novanta con il prestigio produttivo del Gruppo Finaziario Tessile. Poi sono arrivati gli anni dell’alta moda a Roma e da undici anni le sue Petites Robes che hanno rivoluzionato il concetto di eleganza sposata al comfort e alla semplicità del bel vestire.
«Passo le vacanze in barca lungo le coste italiane - racconta Chiara Boni, sempre sorridente, gioiosa, positiva, appassionata d’arte e di natura - ho bisogno di riposo perché è stato un anno impegnativo ma di grandi soddisfazioni, e mi concentro in vista della sfilata per il pret-à-porter dell’estate 2019 di New York l’11 settembre prossimo». Proprio per questo appuntamento del cuore con le collezioni nella Grande Mela ecco la prima novità: «Sento che nell’aria ci sono cose nuove per le donne e per la mia moda a cominciare da 20 stampe che per la prima volta introdurrò sulla passerella, fantasie particolari con colori alla Gauguin, con cremisi, rossi hawaiani, gialli zafferano e mango. Continuo anche con tocchi di “nude” che oggi tutti fanno ma che io ho lanciato già 5 anni fa. Basta con i pastello», continua la stilista che ha boutique a Milano, Roma e Los Angeles e che sta pensando a un paio di aperture giuste in Europa e ad un’altra boutique in America ancora però top secret.
«Non lascio New York e quella fashion week che mi ha portato tanta fortuna - spiega Chiara - perché per me resta centrale sfilare lì. Il mercato americano mi ha premiato fin dagli inizi, e ora vendo oltre che nei più famosi departments stores come Neiman Marcus anche in importanti special store come Maria Teresa a Chicago. Io e il mio socio Massimo Germanetti, che è anche l’amministratore delegato del brand, stiamo sviluppando altri progetti per gli Usa. Il 2018 si chiuderà con ricavi di +20% e siamo a 25 milioni di euro con un ebitda del 30%. Nel 2017 eravamo a 21 milioni di euro. Il mio prodotto, interamente Made in Italy piace alle americane per le quali io disegno una collezione al mese così che ogni 45 giorni ci siano nei negozi vestiti nuovi. Vanno forte quelli per cerimonia e per cocktail, quegli abiti da sfoggiare dal tardo pomeriggio alla sera».
Lo stile eveningwear ha conquistato perfino Melania Trump che spesso indossa “Chiara Boni La Petite Robe” (che per simbolo ha un cuore) e anche la nuora del Presidente Lara Trump, come una fedelissima del marchio come Oprah Winfrey o Angela Basset, oppure la sempre bellissima Cindy Crawford e la sensuale Alessandra Ambrosio, o la principessa Charlene di Monaco.
Cosa hanno in comune donne tanto diverse, con diversi tipi di bellezza? «La voglia di essere femminili senza orpelli - dice la stilista che ha lanciato da poco una fantastica linea di costumi da bagno e ora vuole concentrarsi anche sugli accessori - di uscire con semplicità e classe dal coro dell’eccesso e del ricamo a tutti i costi. Per questo nella collezione del prossimo inverno che ha sfilato a febbraio scorso mi sono ispirata agli anni Trenta e Quaranta, alla favolosa Golden Age e alle dive del tempo, donne come Zelda che rappresentavano se stesse con la loro personalità. Oggi la moda ha creato un po’ di confusione. Negli anni Sessanta Brigitte Bardot faceva tendenza e veniva copiata. Oggi l’ultima diva è stata Madonna, regina di stile indiscussa. E così fanno tendenza le principesse come Kate o Meghan e l’Inghilterra resta una terra di grandi comunicatori per la moda anche per questo».
A Chiara Boni piace molto anche Melania Trump ma non quando gioca troppo alla first lady. «Melania mi piace quando è lei, quando si mette delle cose che sceglie in autonomia. Allora è bellissima. Quando fa Jackie Kennedy non rende. Ed era stupenda col cappotto di fiori di seta di Dolce e Gabbana al summit di Taormina come nel tailleur rosso di Dior che le ha creato la bravissima Maria Grazia Chiuri. Quando la vedo sui tacchi 12 penso: chissà quanto soffre!».