"Nel 2025 festeggio cinquant’anni di attività e mi fa effetto perché la mia è un’azienda di prima generazione. Ho fatto tutto da sola, è vero, ma ho imparato che il lavoro si fa in gruppo, avendo una visione e un buon team". Non ha dubbi Angela Caputi, "una artigiana" come ama definirsi. Ma anche stilista, imprenditrice, creativa, artista, donna di cultura che ha fatto delle sue mani e del suo ingegno il cardine del brand che porta il suo nome seguito da ’Giuggiù’, il soprannome pieno di affetto datole dal suo babbo. E Angela Caputi Giuggiù nel cuore è rimasta quella bambina che diventata donna e da cinquant’anni ama abbellire le donne coi suoi bijoux in resine plastiche che solo lei sa rendere artistiche e preziose, frutto di fantasia e design perfetto. Oggetti del desiderio che hanno conquistato il mondo con la loro esclusività. Fiorentina, innamorata della sua città e della sua storia che spesso la ispira, la signora Caputi passa le giornate nel laboratorio di via Santo Spirito dove ha sede l’Atelier Giuggiù, affiancata dalla sorella Paola, dai figli Alessandro e Maddalena e dalle 15 artigiane che formano il suo team. Con loro solo un uomo, che si occupa del magazzino ed è assistente agli ordini.
Nel Palazzetto Medici in vetrina ci sono le creazioni inimitabili, bracciali, collane, anelli, borse, spille che raccontano tante storie di fantasia. "Quando ho cominciato cinquant’anni fa la moda era nata come cultura, non come commercio come accade oggi che dominano. la finanza, i grani nomi, e le banche – spiega Angela Caputi con le mani tempestate da anelli Dèco che sono la sua passione – e questo mi fa tristezza. In giro c’è una massa di roba informe e sconosciuta e la gente se ne accorge e rifugge cercando l’artigianalità. E io ne sono qualcosa perché ho cambiato nella mia carriera tre generazioni di artigiane".
Spiega che la sua missione è quella di riuscire a dare alle donne un input per migliorare, col lavoro che è la molla del cambiamento, parlando con quella forza di chi ha fatto del vero femminismo sul campo ogni giorno, negli anni e nelle varie epoche della sua vita, "ma ancora oggi continuiamo a dire che non ci sono gli asili nido…". Per questo ama lavorare coi giovani e capisce queste nuove generazioni che "vogliono una vita più serena e naturale, magari sognando la famiglia tradizionale". E’ certa però, per la sua grande esperienza, che "la situazione delle donne non è migliorata" e questo le spiace e la spinge a essere sempre in prima linea, anche disegnando con le sue mani pezzo di resina e filo i suoi bijoux di sogno che tanto piacciono, specie alle americane da sempre le sue clienti più affezionate.
Per i giorni di Pitti Uomo ha voluto dedicare le vetrine dei suoi negozi, due a Firenze, uno a Roma e uno a Milano, alla nuova collezione della primavera-estate 2025, creata ripensando alla sua grande passione per il cinema e l’arte, con diverse linee che alternano toni tenui a colori squillanti, un po’ caraibici, fantasie animalier e un rosso cotto fiorentino che racchiude tanta memoria. "La politica negli anni si è curata sempre troppo poco della moda – afferma la stilista-imprenditrice che ha esposto nei più bei musei del mondo ed ha lavorato per tante sfilate di maison del calibro di Dior e Ferragamo – e poi per le piccole aziende si è fatto ancora meno, non difendendo l’artigianato. Sta ai giovani di oggi rilanciare il lavoro manuale".
Ed ecco in vetrina i nuovi Giuggiù: la linea Cobra, poi quella Grease, le rane portafortuna che brillando di un giallo sole, il dragone della linea Oriente24, e i divertenti tucani della linea Caraibi. Tra romantici fioricini, torchon ricchissimi ed esclusivi, animalier intriganti, ’perle’ come di cristallo lalique con rane verde giada, i pettinini vezzosamente Grease, la terracotta e l’oro, gli animali fantastici ispirati ai capolavori del Museo Stibbert e i coralli color dei turchesi.