Roma, 1 novembre 2023 - Arriva sull’Italia domani 2 novembre la super tempesta Ciaran, ribattezzata così dal servizio meteo della Gran Bretagna. E porta pioggia, temporali e raffiche di vento con la forza di un uragano, anche se “è un ciclone extratropicale atlantico”, come chiarisce Edoardo Ferrara di 3BMeteo. Che traccia anche una mappa delle zone a maggior rischio idrogeologico e dei fiumi sorvegliati speciali per le esondazioni.
La mappa delle zone a rischio
Per pioggia e temporali, è la previsione di Ferrara, saranno sorvegliati speciali “il Levante Ligure, l’alta Lombardia, il Trentino, l’Alto Veneto, il Friuli Venezia Giulia, l’Emilia e l’Alta Toscana. Si potranno verificare punte di almeno 90-100 ml di pioggia in 24 ore. Considerando che i terreni sono già intrisi d’acqua, è possibile andare incontro a criticità idrogeologiche”.
La mappa dei fiumi a rischio esondazioni
E quali sono i fiumi a maggior rischio esondazioni? “Tutti quelli emiliani –risponde Ferrara – tra Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Modena. Poi il Tagliamento in Friuli, il Brenta, l’Adige, il Piave e il Bacchiglione in Veneto”.
Raffiche di vento superiori anche ai cento all’ora
La tempesta Ciaran, “che è un ciclone extratropicale atlantico – prosegue il meteorologo – su Francia e Inghilterra soprattutto potrà avere raffiche di vento con la forza di un uragano”. In Italia ce ne accorgeremo soprattutto “sui crinali appenninici e nel comparto tirrenico, dove non si escludono raffiche superiori ai cento chilometri orari”.
Anche per questo tra le raccomandazioni della Protezione civile c’è l’invito a limitare gli spostamenti e a guidare con prudenza, “specie nei tratti stradali esposti (all’uscita delle gallerie, sui viadotti)”.
I geologi: rischio frane quiescenti (che si possono risvegliare)
Ma quali sono i punti più critici per le frane? Mette in guardia Antonello Fiore, presidente nazionale Sigea, società italiana di Geologia ambientale: “Dobbiamo fare attenzione a quelle che sono già attive e che con l’acqua si possono mettere nuovamente in movimento. Ma soprattutto alle frane quiescenti, al momento ferme, che con la pioggia potrebbero riattivarsi. E sono molto più pericolose perché subdole. Per questo è fondamentale un serio monitoraggio. Chi lo deve fare? I Comuni non hanno soldi, tocca a Regioni, autorità di bacino e Stato”.
Poi il geologo mette sul tavolo un altro elemento (scomodo): “L’ultimo rapporto Ispra sul consumo di suolo, che risale alla fine del 2022 – ricorda – ci dice che in Italia l’anno scorso abbiamo consumato 77 km quadri. Quindi, pur avendo un territorio fragile con una predisposizione al dissesto idrogeologico, costruiamo ovunque in modo disattento, senza tener conto delle caratteristiche del territorio. Adesso ne paghiamo le conseguenze. Che diventeranno sempre più pesanti, con l’aumento della frequenza di questi eventi”.