Professor Antonio Coviello, ricercatore dell’Iriss-Cnr e professore di Marketing assicurativo all’università di Napoli Suor Orsola Benincasa, condivide l’appello del ministro della Protezione civile di assicurarsi contro le calamità naturali?
"Per far fronte alle catastrofi naturali il sistema assicurativo è quello più convincente. In Italia, e ha le sue colpe la nostra classe politica, c’è una mancanza di cultura della prevenzione e anche una mancanza di cultura assicurativa. Lo dimostra il fatto che il nostro Paese, di fronte a questi rischi, è il più sottoassicurato tra quelli europei. E si badi bene non solo di fronte a nazioni del G7, ma anche rispetto alla Romania o alla Turchia, due Stati dove già da anni esistono sistemi assicurativi obbligatori, mentre altri come Francia, Spagna e Belgio hanno optato per sistemi semi obbligatori, che garantiscono comunque una copertura molto elevata".
Quante abitazioni sono assicurate oggi contro gli eventi naturali?
"Appena il 5%, Questo a fronte del fatto che oltre il 70% delle abitazioni del Paese è esposto a rischi significativi sismici o idrogeologici".
L’Italia invece ha deciso di non decidere obblighi assicurativi e di pagare ex post.
"Questo sistema è inefficiente e grava molto di più sui cittadini e sullo Stato rispetto ad una assicurazione obbligatoria. A mio avviso servirebbe un sistema misto pubblico-privato, dove quando succede un evento si sa chi deve pagare, quanto e in quanto tempo. Va però detto che finalmente è giunto un segnale nella direzione giusta con l’introduzione nell’ultima finanziaria dell’obbligo di assicurazione per le imprese".
Ma quanto costerebbe una assicurazione? E chi assicurerebbe una’area ad alto rischio sismico o idrogeologico?
"A parte il fatto che in ultima analisi, coscienti o non coscienti, i cittadini già oggi pagano il conto di un sistema che fa acqua da tutte le parti, credo che le tariffe attuali, grossomodo un 150 euro all’anno come garanzie aggiuntiva per una polizza incendio per una casa di 100 metri quadri, potrebbero scendere. La chiave è nella mutualità e nell’obbligatorietà: se si assicurano tutti il costo scende e si evita anche che le assicurazioni possono decidere di non assicurare i cittadini delle aree ad alto rischio. In ogni caso, lo Stato potrebbe concedere una parziale detrazione dalle tasse".
Servirebbe anche fare prevenzione investendo di più nella messa in sicurezza. Una relazione della Corte dei Conti parla della necessità di investimenti per 26 miliardi di euro.
"La messa in sicurezza costa, ma se considerano che solo per i danni causati da alluvioni e frane dal 2013 al 2021, dati della Protezione Civile, si sono spesi oltre 20 miliardi di euro è evidente che è più intelligente ed economico prevenire che poi pagare i danni che ciclicamente dobbiamo saldare".
Quanto incidono e incideranno i cambiamenti climatici nei danni da eventi idrogeologici?
"Sicuramente in maniera rilevante, ma a prescindere da questo, la situazione è tale che serve agire. Con la prevenzione per ridurre il rischio a un livello accettabile. E, dato che non è possibile ridurre il rischio a zero, pure con una copertura assicurativa per tutti".