Trento, 4 marzo 2024 – Incubo valanghe sulle Alpi accentuato dal caldo anomalo. Già due morti in Alto Adige negli ultimi giorni e ancora grandissimi problemi in Valle d’Aosta. Quali sono i consigli da seguire? Lo abbiamo chiesto a Mauro Gaddo, direttore di Meteo Trentino.
Premette l’esperto: “La prima cosa da fare? Leggere sempre con grande attenzione il bollettino valanghe. Analizza grandi aree ma poi dà una serie di indicazioni precise sui rischi. Oggi siamo al grado 4 in Valle d’Aosta e Piemonte”.
“In montagna non esiste il rischio zero”
Si parte dal mantra, “in montagna non esiste il rischio zero. Basta un malore, un sasso che ti cade sulla testa e anche l’alpinista più esperto può trovarsi in difficoltà. Se però si hanno le attrezzature giuste e si scelgono le giornate giuste, il rischio si riduce”.
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Quali sono le giornate giuste in montagna?
Ma quali sono le giornate giuste? “Nel caso delle valanghe – risponde l’esperto – non sono quelle indicate dal bollettino con il grado massimo 5. Quando, estremizzando ma non troppo, è sconsigliato anche uscire di casa. Ma bisogna stare molto attenti anche con il grado 2-3, quando avviene la maggior parte delle morti”.
Perché gli incidenti mortali sono più frequenti con l’allerta media?
Ma come si spiega questo dato? “Perché con il grado più alto, da 4 a 5 –risponde l’esperto – certe località sono più difficili da raggiungere, logisticamente, e gli escursionisti sono più attenti”. E questo paradossalmente può salvare la vita. Se invece l’allerta è più bassa “ma uno sci-alpinista sceglie ad esempio un canalino molto ripido,il rischio è davvero alto. Anche perché i bollettini valanghe esaminano macro-aree e non possono scendere nel dettaglio”.
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Come dobbiamo regolarci per i prossimi giorni?
Quindi per i prossimi giorni e settimane, mettendo in conto un aumento di temperature, quali sono i rischi peggiori da tenere sotto controllo?
"Sicuramente l’attenzione dev’essere massima nei pendii molto ripidi, nei versanti molto esposti. Bisogna capire bene che il grado di pericolo 2 o 3 alla fine conta quel che conta, i pericoli maggiori non sono visibili allo sci-alpinista”. Può essere utile “la prova con i bastoncini. Ma sono situazioni davvero difficili da riconoscere”.
Che cos’è la valanga dello sciatore
Il caso più pericoloso, spiega Gaddo, “è quello che porta alla cosiddetta valanga dello sciatore. Con l’inverno mite, la neve fresca forma come una crosticina che consente di camminarci sopra e ti tiene. Ma spesso nel bollettino c’è l’allerta, si chiede di prestare attenzione ai nuovi apporti nevosi che non si sono ancora amalgamati con quelli sottostanti. Ci vuole tempo perché le due entità, vecchia e nuova, formino un tutt’uno. Il sovraccarico è un grave rischio, per questo lo sci-alpinista può provocare una valanga. Se poi sono quattro persone in fila, non distanziate, è anche peggio. La valanga a lastroni è la più pericolosa. Può essere causata proprio dallo sciatore. Magari si stacca a monte o a valle. Ma è velocissima e non lascia scampo. Può scendere a 300 chilometri orari, non c’è tempo di scansarsi”.
Le valanghe di slittamento
Le temperature miti possono provocare anche “le valanghe di slittamento, che scendono per la forza del peso e anche per il caldo”.
Il pericolo del vento
"L’altro grande rischio – conclude Gaddo – è rappresentato dal vento, che sposta la neve e ne accumula grandi quantità”.