Giovedì 21 Novembre 2024
REDAZIONE MAGAZINE

Zuckerberg contro il Wall Street Journal. "Su Instagram accuse infondate"

Facebook passa al contrattacco dopo le dure accuse del Wall Street Journal: lo studio è irrilevante, i social non sono pericolosi per gli adolescenti

Facebook su smartphone e pc

Facebook su smartphone e pc

Il polverone causato dall’inchiesta del WSJ si arricchisce di un nuovo capitolo. Dopo le accuse del giornale americano che aveva svelato un report interno a Facebook nel quale si evince quanto i social (Instagram in questo caso) possono nuocere agli adolescenti e causare anche depressione e ansia, arriva la replica del colosso americano di proprietà di Zuckerberg. In un post social, Prat Pratiti Raychoudhury, Vice President e Head of Research di Facebook, afferma che l’inchiesta interna ha numeri troppo esigui per essere ritenuta credibile, e respinge tutte le accuse. La difesa di Facebook Nella replica social di Raychoudhury si afferma che il campione di persone usato per redigere il report – 40 persone - è troppo esiguo per arrivare a estrapolare dati e tesi convincenti. La risposta di Facebook tocca anche la parte di inchiesta nella quale si mette in risalto come Instagram peggiori il rapporto delle ragazze con il proprio corpo. Secondo l’azienda di Menlo Park, in realtà, quella parte dell’indagine faceva parte di un confronto molto più ampio nel quale i soggetti interpellati dovevano rispondere a 12 quesiti inerenti alle problematiche psicologiche che si possono riscontrare sulla piattaforma. La percezione alterata del proprio corpo – si legge nella replica di Raychoudhury - è l’unica domanda (su 12) nella quale gli intervistati hanno affermato che Instagram ha avuto un impatto negativo. Le percentuali del report Facebook sostiene, inoltre, che il dato specifico relativo alle ragazze sulle quali Instagram ha un effetto negativo in relazione alla loro percezione del corpo (1 su 3 secondo quanto svelato dal Wall Street Journal) in realtà si riferisce a un sottocampione statistico relativo soltanto alle persone che avevano ammesso di avere problemi con la propria immagine a prescindere dall’utilizzo del social. Insomma, il dibattito è aperto.