Domenica 1 Settembre 2024
BEATRICE BERTUCCIOLI
Magazine

Zerocalcare, è uscita la nuova serie: "Non faccio politica, racconto la vita"

Michele Rech torna su Netflix da oggi: "Stavolta affronto temi “divisivi“. Non per provocare, ma perché sono parte della realtà"

Un frame di 'Questo mondo non mi renderà cattivo' (Ansa)

Un frame di 'Questo mondo non mi renderà cattivo' (Ansa)

Roma, 9 giugno 2023 – A Tor Sta Ceppa non tutti hanno preso bene l’arrivo di trentacinque persone sbarcate dalla Libia, ospitate in un centro d’accoglienza. Cominciano a comparire manifesti con scritto “No all’invasione – L’Italia agli italiani”. Zero li strappa dai muri ma quei manifesti puntualmente ricompaiono. Dopo il grande successo internazionale di Strappare lungo i bordi, Michele Rech, in arte Zerocalcare, torna con una nuova serie di animazione da lui scritta e diretta, in cui, accanto ai personaggi già noti di Zero, il Secco, Sarah, l’Armadillo (a cui dà voce Valerio Mastandrea) compare Cesare. Questo mondo non mi renderà cattivo, titolo preso in prestito da una canzone del cantautore Path, si compone di sei episodi da mezz’ora, disponibili su Netflix da oggi. Per il fumettista romano una serie più matura e complessa che affronta temi attuali e delicati, anche “divisivi“, come lui stesso afferma. Ma lo fa, conservando il suo stile e la sua leggerezza.

Un frame di 'Questo mondo non mi renderà cattivo' (Ansa)
Un frame di 'Questo mondo non mi renderà cattivo' (Ansa)

Michele, come nasce Questo mondo non mi renderà cattivo?

"In realtà questa serie l’avevo scritta qualche anno prima di Strappare lungo i bordi ma in quel momento facevo animazione da solo e non mi sentivo pronto a realizzare un prodotto complesso. Era la mia prima serie e avevo preferito rimanere nella mia comfort zone. Poi, proprio grazie a quella esperienza, ho capito come i collaboratori potevano colmare i miei limiti e a quel punto mi sono sentito sicuro e pronto per farla".

Questo mondo, come afferma il titolo, non la renderà cattivo?

"Non deve essere per forza riferito a me. Ci sono tanti nel mondo messi alla prova con vicende molto più impegnative e dolorose di quelle che magari devo affrontare io che evidentemente sono un fortunato. È un auspicio. Penso soprattutto a quando, nei momenti di crisi, del “si salvi chi può“, c’è chi cerca di scappare sgomitando, passando sopra agli altri. La serie racconta sia chi cade in quella tentazione sia chi riesce a evitarla".

Qual è il modo per non cadere in quella tentazione? Lei come ci riesce?

"Sarebbe arrogante da parte mia affermare: io non sono cattivo. Gli ultimi dieci, sono stati per me anni di scelte, di compromessi, pure scivoloni. Penso che, comunque, la risposta ai problemi debba essere collettiva e cioè che debba essere la collettività a non lasciare indietro nessuno. Anche nella consapevolezza che le risposte collettive servono anche a chi oggi sta bene. Perché se te stai bene ma intorno a te cresce un mondo che sta male, prima o poi questa cosa toccherà anche te".

Cesare è l’amico che sbaglia?

"Cesare è la sintesi di tanti Cesare che ho conosciuto nella mia vita. Cesare torna nel quartiere dopo un’assenza forzata di quasi vent’anni e, non trovando più punti di riferimento negli amici di un tempo, li trova in altri. Ma faccio una grossa distinzione tra le persone che vivono sulla propria pelle una serie di disagi e, come Cesare, credono in soluzioni che io non condivido, e chi specula politicamente e strumentalizza per fini elettorali quelle persone".

Con Strappare lungo i bordi ha spopolato dal Giappone agli Stati Uniti. Si aspettava un successo internazionale del genere?

"Devo dire che sono rimasto stupito soprattutto dall’affetto degli ispanici, sia del Sud America sia della Spagna. Ci sono state reazioni molto simili a quelle italiane".

Dove è stato travolto dalla popolarità al punto di dire: "Non riesco più a vivere".

"Dopo quella serie, è vero, ho avuto un boom di popolarità ma quella frase non l’ho mai pronunciata. Quando mia madre l’ha letta, mi ha telefonato gridando “ma che ca… stai a di’“".

Teme che gli argomenti “divisivi“ di questa nuova serie possano provocare polemiche?

"Io non ho mai fatto né detto nulla tanto per provocare. Ma non mi sono nemmeno mai censurato. Dico, in modo diretto, quello che penso. E poi, al fondo, questa è una storia che parla di me, delle persone con cui sono cresciuto, di amicizie non all’altezza delle aspettative, di amicizie tradite, di litigi, di gente del mio quartiere. Non è un pamphlet politico ma la mia vita".