Trieste, 7 agosto 2024 - Zecche sull’uomo, invasione nel pieno dell’estate. Ma quali sono i bersagli preferiti da questi parassiti, i punti del nostro corpo che possono essere attaccati, di preferenza? Lo abbiamo chiesto a Maurizio Ruscio, presidente nazionale del Gruppo italiano per lo studio della malattia di Lyme e consulente scientifico dell’associazione Lyme Italia e Coinfezioni, “volontari che si mettono a disposizione per aiutare gli altri”.
Il proliferare di questi parassiti approda sempre al cambiamento climatico, valido anche per insetti alieni come la vespa velutina.
I 10 bersagli preferiti dalle zecche
Dalla testa alle dita dei piedi, passando per ascelle, cintura, schiena, ombelico, genitali, gambe e retro delle ginocchia. Ecco la mappa dei nostri punti critici. Perché le zecche “hanno bisogno di sangue per evolvere negli stadi successivi ma ancora di più di liquidi, per questo attaccano dove c’è più sudore”, spiega il professore, che studia questi acari ormai da 40 anni. Per primo, nel 1985, ha diagnosticato la malattia di Lyme in Friuli.
Le zecche non vanno mai in vacanza
Ma qual è il periodo delle zecche? “Quello classico - spiega il professore - va dalla tarda primavera all’autunno. Anche se purtroppo i cambiamenti climatici le rendono attive tutto l’anno”.
A questo link tutte le info del professor Ruscio sulle zecche
Perché preoccupano le ‘nuove’ specie
Dall’attenzione “verso questo piccolo essere si capiscono tante cose sulla natura e su come gli esseri viventi si adattano ai cambiamenti climatici - riflette lo specialista -. Stiamo osservando un’evoluzione. Ho un filmato con una zecca del cane che quasi salta. Ma il vulnus principale non è questo. Piuttosto, stanno arrivando esemplari di questi parassiti che in sostanza sovvertono un po’ i criteri usati finora. Di solito, la zecca bisogna andarla a cercare. Adesso invece la specie Hyalomma marginatum, la zecca marginata o gigante, aggredisce. Ho appena visitato una paziente a Trieste che mi ha raccontato proprio questo, l’episodio ha dell’incredibile. Aveva avvertito una puntura, e già questo è diverso rispetto a una zecca comune che ci ‘anestetizza’. Si è staccata il parassita da dietro l’orecchio ma quella zecca gigante, che a differenza dell’altra ha gli occhi, le è tornata addosso. Capace di fare cento metri in un’ora. Aggredisce l’ospite, non aspetta che passi”.
Dove si trova la zecca gigante
“La zecca gigante - avverte Ruscio - non è solo in Friuli”. Lì è stata trovata a maggio da Nicola Bressi, zoologo e naturalista. Anche lui se l’è trovata addosso. “Ma l’ho vista anche in pazienti del Lazio e del Sud Italia”, spiega il docente. E aggiunge: “Viene monitorata, è in grado di trasmettere oltre alle solite malattie anche la febbre emorragica di Congo-Crimea. Per fortuna non sono stati segnalati casi umani in Italia, ci sono stati invece in Spagna e in Corsica”.
Da dove arrivano le zecche?
“Tutte dall’estremo oriente - risponde il medico -. O entrano attraverso il Friuli, arrivano nella pianura padana e si diffondono in Italia, o passano sopra le Alpi, in quel caso le troviamo poi nei Pirenei e in Spagna”.
Le regioni con più zecche in Italia
“Ormai oggi le zecche sono presenti un po’ in tutte le regioni - è il quadro tracciato dal professore -. Non ci sono più eccezioni particolari, anni fa sembrava meno colpita la Puglia, oggi i casi di malattie ci arrivano da tutta Italia”.
I contagi in Italia
Molte di queste malattie, precisa Ruscio, “non sono soggette a denuncia obbligatoria. Quelle segnalate sono le encefaliti, e le regioni del Nord Est sono le più colpite, Friuli, Veneto e Trentino. Ma queste patologie le abbiamo viste anche in Emilia Romagna, molto interessata oggi è la Lombardia, per arrivare a Liguria e Toscana, e via via fino alla Sicilia”. “Il numero delle persone contagiate dalla malattia di Lyme, corrisponde a quello che si vede in Slovenia, in media 145-147 casi per 100mila abitanti”, avvisa l’esperto.
Il primo caso di malattia di Lyme nel 1985
“Ho trovato il primo caso di questa malattia nel 1985, quando facevo il medico in Friuli – si racconta il professore -. Un paziente era arrivato in ambulatorio con la bocca storta. Ho scoperto che aveva una macchia sull’addome, gli ho chiesto che cosa fosse. Avevo letto del morbo di Lyme, e a Vienna si era tenuto il primo congresso europeo proprio su questo. Ho preso un campione di sangue di quel paziente e sono andato in Austria, ho scoperto che era positivo e ho diagnosticato il primo caso in Italia di Lyme. Poi ho scoperto che qualcuno guariva, altri no. Ho pensato ci fossero altre malattie. Nel 2000 ho segnalato il primo caso di encefalite, nel 2003 di anaplasmosi”. E continua a studiare.