Venerdì 26 Luglio 2024
RITA BARTOLOMEI
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Zecca marginata e le altre, lo zoologo: “Attenti al rigurgito: cos’è e cosa fare”

Nicola Bressi, direttore del Museo civico di storia naturale a Trieste: “Come ho scoperto la zecca gigante sul Carso? Me la sono trovata addosso. Ecco perché questi parassiti prosperano con zanzare, blatte, mosche e tarme”

Nicola Bressi, zoologo, direttore Museo di storia naturale di Trieste

Nicola Bressi, zoologo, direttore Museo di storia naturale di Trieste

Trieste, 26 luglio 2024 – Zecche sull’uomo, alla lettera. Lui è Nicola Bressi, zoologo e naturalista, divulgatore scientifico - spopola su Twitter -, direttore del Museo civico di storia naturale di Trieste.

“La zecca marginata - racconta a Quotidiano.net - l’ho scoperta così sul Carso, a maggio: me la sono trovata addosso. Mi sono chiesto, cos’è? Perché non l’avevo mai vista qui nel nord-est, a Trieste. Poi l’ho analizzata e ne ho trovate altre. Per fortuna non era una zecca infetta. Sono molto soggetto a questo problema, dopo ogni camminata mi guardo bene i vestiti. Diciamo così, di solito campiono tutte le zecche del territorio, sono amatissimo perché ho la pelle molto sottile. Sono vaccinato per l’encefalite ma ho preso la malattia di Lyme che non dà immunità”. Per la cronaca: la zecca marginata o gigante riesce persino a inseguire le sue ‘prede’.

Zecche e pericoli per l’uomo: facciamo chiarezza con Paolo Fontana, naturalista, entomologo e ricercatore alla Fondazione Edmund Mach di Trento. Che ci spiega anche il metodo corretto per liberarsi di questo pericoloso parassita, capace di trasmettere il morbo di Lyme ma anche encefaliti. Quindi l’esperto ci invita ad affrontare “la natura in maniera conscia, prendendo le giuste precauzioni”.
 

“A cosa è dovuto l’aumento di zecche”

Per spiegare l’aumento di questi parassiti, lo studioso va dritto al punto: il cambiamento climatico, anzi l’”inquinamento climatico, che funziona esattamente come l’inquinamento acustico, indica una modifica artificiale di ciò che è preesistente”. Ed ecco le conseguenze: “Abbiamo specie di insetti e di parassiti più legati ai climi caldi. Per questo ci aspettiamo che arrivi in Italia anche la Aedes Aegypti”, la zanzara che è il primo vettore per la trasmissione della Dengue. “Le condizioni climatiche sono tali per cui potrebbe davvero insediarsi - ragiona Bressi -. Come ha fatto in Sicilia la formica di fuoco, sudamericana. Per dare un'idea: i dati dell’ultimo inverno a Trieste sono stati perfettamente in linea con quelli degli inverni di Napoli, nello scorso secolo”.

Zecche sull'uomo: il vero rischio è il rigurgito, mette in guardia il naturalista Nicola Bressi
Zecche sull'uomo: il vero rischio è il rigurgito, mette in guardia il naturalista Nicola Bressi

Zecche e uomo: il vero pericolo è il rigurgito

“L’aumento di questi parassiti è anche legato all’aumento degli animali che vengono attaccati, ad esempio i cinghiali”, annota Bressi. E chiarisce: “La zecca marginata sul Carso è dovuta anche all'enorme presenza di capre rinselvatichite, un cibo fondamentale. Questo parassita non è alieno, era già presente al sud, a Pianosa. Sicuramente è in espansione. Sicuramente è pericoloso".

Cos’è il rigurgito della zecca e perché è un rischio per l’uomo

Da sapere: "Il problema della zecca è il rigurgito finale. Per questo è fondamentale togliersela subito con le pinzette. I nostri nonni, che non avevano basi di microbiologia, erano convinti che il problema fosse il rostro, se rimaneva nella pelle. Oggi sappiamo invece che basta disinfettarsi. Il vero pericolo è il rigurgito, che avviene quando le zecche si staccano da sole. Un’azione meccanica che serve per estrarre il rostro. Nel rigurgito c’è la massima probabilità di contagio. Chi si è ammalato, infatti, non ha mai visto la zecca, che si è attaccata e staccata da sola. Questa è la cosa peggiore. Per questo porto sempre con me delle pinzette di plastica leggerissime, funzionano esattamente come un piede di porco”.

Zecche, zanzare e il fattore tempo

Spiega ancora Bressi: “Prima d’inverno le zecche e le zanzare morivano e quindi smettevano di riprodursi, in poche sopravvivevano in qualche pertugio. Per capire quel che sta accadendo bisogna considerare la curva della crescita esponenziale: più tempo diamo a queste specie, più loro aumentano. Una coppia di zanzare può far nascere 200 individui. Prima avevano a disposizione da maggio a settembre. Ora, invece, riescono a riprodursi da fine marzo a novembre, quindi hanno come minimo due mesi in più. Due mesi in più vuol dire centinaia di migliaia di insetti in più. Perché in un mese una zanzara può far crescere crescere tre generazioni”.

La strage di insetti utili, dalle api alle lucciole

Tutto questo sconvolgimento, osserva il naturalista, “ha decimato moltissimi insetti utili. Perché l’aumento di 1,5-2 gradi di temperatura per gli animali a sangue freddo è davvero significativo. Per questo sono sparite le lucciole, ci sono meno cicale e farfalle, le stesse api hanno problemi. C’è un tema serio, si chiama declino degli insetti, ci sono tantissimi insetti in meno. Quindi queste specie che non si adattano lasciano il campo libero a quelle che invece sanno adattarsi benissimo. E sono quasi tutte specie che parassitano noi e i nostri animali. Se ci pensiamo, sono in aumento gli animali che mangiano i nostri rifiuti o vivono grazie alle case che costruiamo noi. Stanno aumentando cornacchie, gabbiani, cinghiali, blatte, zecche, zanzare, mosche, tarme”.