Roma, 9 dicembre 2024 - Xylella in Puglia: che fine ha fatto il batterio alieno invasivo che ha infettato milioni di ulivi, a partire dal Salento? A che punto è la lotta per salvare un patrimonio unico? Mentre a Ostuni (Brindisi) le luminarie natalizie vestono gli ulivi per ricordare che la battaglia non è ancora vinta, abbiamo fatto il punto con Donato Boscia, fitopatologo e dirigente dell’Istituto per la protezione sostenibile delle piante (IPSP) del Cnr a Bari. E l’agricoltura della Regione è sotto attacco anche per l’invasione del moscerino killer.
La storia per punti
Xylella fastidiosa, che fine ha fatto?
“In questo momento dal Salento la diffusione verso nord è rallentata – è la premessa di Boscia -. Il territorio marcato dalla presenza della Xylella rappresenta quasi il 40% della regione. Sono 25 milioni gli ulivi presenti in quest’area, in tutta la Puglia arrivano a 60-65 milioni. Quelli compromessi dal batterio superano realisticamente i 10 milioni. Da Brindisi in giù, fino a Santa Maria di Leuca, il territorio è devastato. Da Brindisi in su, il fenomeno è molto più a macchia di leopardo, ma si aggrava, anno dopo anno. E si è appena registrata una recrudescenza importante tra Ostuni e Ceglie Messapica. Per fortuna la popolazione degli insetti vettori, le sputacchine, è minore. Questo fa sì che la Xylella carichi le batterie più lentamente”.
Ostuni e la piana degli ulivi monumentali
“La famosissima piana degli ulivi monumentali di Ostuni quest’anno è sotto attacco serio – è l’allarme dell’esperto -. L’attenzione rischia di diventare panico. A settembre una sala capace di ospitare fino a 300 persone non è bastata ad accogliere tutti quelli che volevano partecipare a un incontro, di solito eravamo abituati alla presenza di poche decine di persone”.
Cosa ci dice il monitoraggio della Regione Puglia
“La Regione Puglia fa analizzare 200.000 piante l’anno, questo è un unicum, probabilmente a livello mondiale – sottolinea Boscia -. In qualche modo siamo stati costretti dall’impatto devastante della variante in Puglia, si chiama pauca, codice ST53. Ha avuto una diffusione galoppante nei primi cinque anni dal 2013 al 2018. Da allora l’ulteriore diffusione a nord è stata limitata. Adesso lentamente la Xylella ha cominciato a interessare diversi comuni del Barese”.
Xylella batterio alieno invasivo
“La Xylella è un batterio che si è originato da tempo immemorabile e si è evoluto nel Centro America, secondo gli studiosi nel Costa Rica –ricostruisce lo scienziato del Cnr -. Ma lì la vegetazione è bellissima e lussureggiante. Questo perché nel corso dei secoli sono state selezionate piante in grado di convivere o fare resistenza. Ma quando è arrivato in un luogo dove la vegetazione non si è mai interfacciata con la Xylella, è successo il disastro”.
Le varianti
“Il monitoraggio ha consentito di trovare due varianti meno aggressive di sottospecie Xylella, la Multiplex trovata sul mandorlo e la Fastidiosa fastidiosa. Dal mio punto di vista si tratta di patogeni diversi. La seconda a differenza della prima può infettare i vigneti ma non gli ulivi”.
Sintesi: a che punto siamo
“Per fortuna la diffusione continua ad essere molto lenta ma a nord di Brindisi c’è stata una recrudescenza per la virulenza del batterio – sintetizza Boscia -. Quindi non siamo ancora tranquilli con l’aggravante che in questo momento la normativa comunitaria è molto severa, quasi dal lockdown, indipendentemente dalla variante. Se si dovesse applicare alla lettera anche per le varianti blande trovate nel Barese, le misure potrebbero provocare danni superiori a quelli del batterio stesso”.