Mercoledì 2 Ottobre 2024
MARCO MANGIAROTTI
Magazine

X Factor 11, Rita Bellanza fa volare ancora

Ancora sua la migliore interpretazione della serata. La prima uscita dei Live è Lorenzo Bonamano

Rita Bellanza canta 'Le rondini' di Lucio Dalla (Instagram)

Rita Bellanza canta 'Le rondini' di Lucio Dalla (Instagram)

Roma, 27 ottobre 2017 – RISCHIO calcolato, messaggi sociali forti, sperimentazione discografica, spettacolo totale. Parte il Live di X Factor con un no alla violenza sulle donne e il notevole duo Ibeyi delle gemelle franco-cubane Lisa e Naomi, che guidano con la voce e il ritmo del cuore il coro dei ragazzi in gara. Luca Tommassini si riconferma il fattore dello show, Alessandro Cattellan una certezza mobile. Qualche piccola sorpresa, non nella prima uscita perché Lorenzo Bonamano, bella voce sensibile, era il meno a fuoco con Virginia Perbellini, salvata delle sorelle nel meccanismo che fa passare le squadre e non i concorrenti. Si sente la mano di Sony al fianco degli autori FremantleItalia, due favoriti, discograficamente parlando, Rita Bellanza, su cui c’è un’attesa enorme, e i Maneskin, la band che non c’è, le scomesse aggiungono invece Samuel Storm, più difficile da “lavorare” dall’Italia. Andrea Radice, il pizzaiolo soul, e Lorenzo Licitra, il bel tenore pop, sono evidentemente gli altri più forti.

Ma tutte le squadre salgono sul palco come un’alta marea, sono stati scelti cantautori, musicisti (pianisti), autori potenziali e voci dal potenziale strepitoso. La migliore della serata, con un difficile e intenso volo nel cielo è stata Rita Bellanza nel Lucio Dalla di “Le rondini”. “Voglio tirar fuori la parte positiva che c’è in me (che vuole vivere e sorridere)”, aveva detto nelle riprese del Daily. Vediamo gli altri. I Maneskin di Ethan hanno riempito “Let’s get it started” dei Black Eyed Peas con il loro “musicale nudo molto pieno di personalità”.. Dove il vuoto pieno significa un modello scarnificato e nevrile, da vera rock band (glam e teatrale), con ”le barre” scritte da loro. Enrico Nigiotti e Jacques Brel, “La canzone dei vecchi amanti”, sembrano uno specchio improbabile ma Enrico l’ha vissuta con maturità espressiva per me sorprendente. Giudici fuori onda fra un’idea bizzarra del sommo Brel e categorie come antico e moderno, Brel è un contemporaneo adulto dei Beatles, che fanno sorridere l’arte. Meglio tatuato, comunque, Jacques lo era dentro. Per tecnica ed energia buon debutto di Camille Cabaltera, 17 anni, il passaggio timbrico è stupefacente, non memorabile “Team” di Iggy Azalea. Riduzione melodica, per voce e chitarra, di Gabriele Esposito in “Adam’s song” dei Blink-182. Grande sensibilità, poco pop punk. Se può essere, seriamente, un problema. Adoro il fatto che esistano.

Esempi di vita e musica libera e “rivoluzionaria” Sem&Stenn si autoproducono in “Let’s go to bed” dei Cure. Che qui non c’entrano nulla, ma il risultato, seppur imperfetto, è divertente e potente. Lorenzo Bonamano invece mostra subito i suoi limiti di sicurezza e interpretazione in “High Hopes” dei Kodaline. Lorenzo Licitra si scontra subito sull’unico problema di una voce quasi senza limiti: il repertorio, lo stile e l’interpretazione di tenore pop. E “Your song” di Elton John non ha altre dinamiche oltre a un’estetica perfetta. Altra esecuzione debole: Virginia Perbellini nella Alanis Morrissette di “Thank you”, lontanissima dalla spiritualità trasgressiva dell’originale (anche del video originale). Manuel Agnelli ha scelto band minimaliste ma, in modo diverso, creative, consapevoli, esplosive. Il trio Ros ha i geni originari del rock e il loro “Battito di ciglia” di Francesca Michielin ci porta nella zona confortevole per loro ma scomoda, in senso positivo, per tutti. Poi arrivano i big. Un Samuel Storm normalizzato da hitmaker Usa ma dal timbro e dal cuore unici per il Khalid di “Location”. Fedez si difende: lui vuole cantare così. Boh, mi sembra qualcosa più vicino alla terra che alle charts. 

Di Rita Bellanza, la migliore pur facendo un passo indietro, tecnicamente, fra le note e la vocalità di Dalla, s’è detto. Andrea Radice non ha limiti vocali ma di repertorio e la sua versione di “Superstition” di Stevie Wonder ha solo impeccabili dinamiche orizzontali, lo schiaccia su una supercover cool. Al ballottaggio finale va Fedez che salva giustamente Samuel Storm e passa Gabriele Esposito con “Ain’t No Sunshine” di Bill Withers. A Lorenzo Bonamano non basta “Radioactive” degli Imagine Dragons. Giudici permalosi e polemici, quindi in leggera difficoltà, curiosa Levante, decisa Mara, sicuro Agnelli. Fedez arriverà alla fine con Samuel Storm. Senza problemi.