Giovedì 19 Dicembre 2024
PATRIZIA TOSSI
Magazine

Walt Disney, nasce la task force sull’intelligenza artificiale. E a Hollywood infiamma la protesta

L’AI servirà a tagliare i costi dei film e aumentare i guadagni in tutti i settori del gruppo: dai parchi tematici alla tv. Attori e sceneggiatori in sciopero da 100 giorni: “Ci stanno strozzando”. Le star hanno raccolto 15 milioni di dollari per i colleghi

Lo sciopero davanti agli Studios della Walt Disney

Intelligenza artificiale alla conquista di Hollywood, la Walt Disney sta creando una task force per sviluppare la tecnologia che spaventa gli umani. Mentre attori e sceneggiatori stanno protestando contro l’avanzata dell’intelligenza artificiale – lo sciopero in atto da 100 giorni sta bloccando le produzioni di film e serie tv – il gruppo Disney cerca 11 sviluppatori esperti nell’apprendimento automatico da inserire in ogni settore dell’azienda.

Creato all'inizio di quest'anno, prima dello sciopero degli sceneggiatori di Hollywood, il gruppo sta sviluppando internamente delle App di intelligenza artificiale e sta cercando di stringere partnership con le start up, come hanno dichiarato tre fonti di Reuters. E le 11 pozioni aperte sono la prova che la task force sta crescendo. Intanto Hollywood è deserta per lo sciopero: “È tutto fermo, autori affamati come in pandemia”, dice lo sceneggiatore Hunter Covington davanti agli Universal Studios.

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Costi troppo alti? Arriva l’AI

L’intelligenza artificiale è vista come uno strumento per aiutare a controllare l'impennata dei costi della produzione cinematografica e televisiva, che possono arrivare a 300 milioni di dollari per un film importante come ‘Indiana Jones e il quadrante del destini’ o ‘La sirenetta’. Budget che richiedono un ritorno al botteghino altrettanto massiccio solo per raggiungere il pareggio. “I risparmi sui costi si realizzerebbero con il tempo”, ha detto un insider del team.

Task force Disney: cos’è e di cosa si occuperà

Il team sarà trasversale al gruppo: dai parchi tematici all’azienda di ingegneria Walt Disney Imagineering, agli Studios e al canale televisivo Disney Channel, fino al team pubblicitario che punta a un linguaggio di “prossima generazione”. Gli annunci di lavoro sono già in rete, l’azienda sta per essere tempestata da migliaia di cv. Senza l’intelligenza artificiale di rischia di diventare obsoleti. Questa la posizione che si sta diffondendo negli studi di Hollywood, dove il dibattito incalza.

Gli 11 sviluppatori che verranno assunti dalla Disney si occuperanno di migliorare il business del vari rami aziendali. Nei parchi di divertimento, ad esempio, “l'intelligenza artificiale potrebbe migliorare l'assistenza ai clienti o creare nuove interazioni”, ha dichiarato un ex Imagineer Disney, che ha rifiutato di essere identificato perché non autorizzato a parlare pubblicamente.

Baby Groot: il robot che impara con l’IA

L'ex Imagineer ha citato il Progetto Kiwi, che ha utilizzato tecniche di apprendimento automatico per creare Baby Groot, un piccolo robot libero di muoversi che imita i movimenti e la personalità del personaggio di ‘Guardiani della Galassia’.

L'apprendimento automatico, la branca dell'IA che dà ai computer la capacità di imparare senza essere programmati, addestra il robot in modo che sia in grado di riconoscere e navigare gli oggetti nel suo ambiente. “Un giorno Baby Groot interagirà con gli ospiti”, ha dichiarato l'ex Imagineer.

Il fronte della protesta

Con servizi di streaming che la fanno da padroni e l'intelligenza artificiale che già entra nel settore, in gioco non ci sono solo aumenti salariali e garanzie sui contratti, ma l'intero modello dell'industria dello spettacolo, che deve decidere come calcolare le retribuzioni e i diritti d'autore per opere dal successo impalpabile sulle piattaforme e come utilizzare software che imitano e sostituiscono la creatività dei lavoratori in carne ed ossa.

Sono passati 100 giorni: una soglia importante in una città che ancora ricorda con sgomento lo sciopero di 15 anni fa, risolto con la firma tra le parti proprio al centesimo giorno. Quest'anno l'accordo sembra lontano, visto che in più di tre mesi produttori e manifestanti si sono incontrati solo una volta. La serrata in corso ha tutte le carte per superare quella più lunga della storia di Hollywood: i 154 giorni del 1988.

Gli autori: “Ci stanno strozzando”

Ci stanno strozzando”, dice lo sceneggiatore di ‘My name is Earl’, Hunter Covington, davanti agli Universal Studios. Al suo fianco, la moglie Stacy Traub, anche lei sceneggiatrice e candidata agli Emmy, conosciuta a un presidio di protesta nel 2007, durante l'ultimo sciopero degli scrittori di cinema e tv contro gli Studios. “Da allora la situazione è solo peggiorata – dice la donna – ci spremono come limoni e riceviamo assegni di una manciata di dollari per i diritti su opere che on line fanno milioni di visualizzazioni. Mantenere una famiglia con tre figli è diventato un gioco di prestigio”.

Sono due voci delle migliaia che sfilano ai cancelli delle major tradizionali, di Netflix e Amazon ogni giorno dal 2 maggio, quando il contratto della categoria è scaduto senza che ci fosse un accordo su quello nuovo. Sono in aumento le richieste di aiuto al sindacato Sag-Afra – la sigla americana che riunisce 17mila persone tra autori e attori – e alcune star del cinema ha realizzato una colletta di 15 milioni di dollari destinata ai colleghi in difficoltà.