Mercoledì 15 Gennaio 2025
CARLA MARIA
Magazine

Vivaldi e l’aiutino della geniale orfanella

Un’inchiesta ripropone il dubbio sulle “Quattro stagioni“. Il musicista ebbe un’allieva di enorme talento: potrebbe aver scritto parte dell’opera

Il ritratto di autore ignoto che raffigurerebbe Antonio Vivaldi (nato a Venezia il 6 marzo 1678, morto a Vienna il 18 luglio 1741). L’opera è custodita al Museo internazionale e biblioteca della musica di Bologna. Vivaldi a Venezia fu maestro di violino al Pio Ospedale della Pietà

Il ritratto di autore ignoto che raffigurerebbe Antonio Vivaldi (nato a Venezia il 6 marzo 1678, morto a Vienna il 18 luglio 1741). L’opera è custodita al Museo internazionale e biblioteca della musica di Bologna. Vivaldi a Venezia fu maestro di violino al Pio Ospedale della Pietà

Casanova

Scoppia un’altra novità estiva. Cioè uno scoop bell’e buono. Se così fosse. Viene ovviamente da oltre Oceano dove una giornalista, Harriet Constable, non dorme più a causa di una domanda che la perseguita: le celeberrime Quattro stagioni di Antonio Vivaldi, le ha proprio scritte lui? O magari una (facciamo la Primavera) no? Bella domanda. La Constable ci ha scritto sopra un libro di recente pubblicazione. Diamoci un occhio. Di Antonio Vivaldi, il “Prete rosso“ (dal colore dei capelli preso da suo padre) molto si sa. Che fu per anni preposto all’insegnamento dell’ ospedale della Pietà, centro di accoglienza per ragazze orfane o illegittime escluse da una vita dignitosa e forse anche da una vita, visto che a volte si eliminavano appena nate, è notizia di dominio pubblico. Alla Pietà, il nome insegna, le ospiti ricevevano da mangiare, erano avviate a piccoli mestieri per i quali ricevevano piccole ricompense. Non avendo né cognome né censo né grande libertà, difficilmente riuscivano a sposarsi. In tale fortunato caso l’Istituto forniva loro persino una piccola dote.

Musicista eccelso e prolificissimo, “creatore” della musica barocca, Antonio Vivaldi, arcinoto per il genere del concerto violinistico (di alcune composizioni basta il titolo, vedi appunto le Quattro stagioni), grande è anche per aver sperimentato le combinazioni più varie, dando spazio anche agli strumenti a fiato (flauto a becco, flauto traverso, oboe, fagotto e perfino clarinetto). Essendo musicista e violinista, all’ospedale della Pietà, dove insegnò dal 1703 al 1740, impartiva alle ragazze lezioni della sua materia e fu così che le più dotate divennero provette in materia musicale. Alcune addirittura celebrate strumentiste. Insieme, formarono un gruppo ben conosciuto, in Venezia come all’estero. Vivaldi per le sue allieve scrisse parecchia musica (pare 400 concerti) e oratori, vedi il Juditha Thriumpans (1716) con cinque parti soliste per sole donne, interpretate dalle sue allieve (se ne conoscono anche i nomi: Caterina, Barbara, Apollonia, Silvia, Giulia). Tra tutte fu celebre l’allieva prediletta Anna Maria del Violin, per la quale Vivaldi compose ben 25 concerti con cimento tecnico molto elevato. Pure questo si sa.

Magari incuriosisce che fosse prete, benché dispensato dagli uffici a causa di una malattia (angina pectoris, di cui tra l’altro morirà nel 1741). Si cita anche una moglie che gli avrebbe dato una caterva di figli e (ahi ahi) pure un’amica, la cantatrice Anna Giraud (Girò), interprete del maggior numero delle sue opere. Insomma, anche questo è noto. Ma adesso Harriet Constable ha sollevato un polverone. Il dettaglio più curioso è che Harriet, dichiarandosi di famiglia e formazione musicale, confessa di "non aver mai saputo dell’esistenza dell’Ospedale della Pietà e dell’insegnamento di Vivaldi alle orfane". Brancolando in questa sorprendente lacuna, Harriet scopre l’esistenza della nota Anna Maria del Violin, e che egli (Vivaldi) le faceva copiare le sue partiture.

È qui che la fantasia di Harriet ha un sussulto. E se questa talentuosissima ragazza (morta nel 1782 a 96 anni) si fosse messa anche a comporre? E perché no le Quattro stagioni? Le notizie dicono che Anna Maria raggiunse l’incarico massimo di Maestro del coro, e che per lei fu acquistato un costosissimo violino del celebre liutaio Matteo Sellas. E che fu considerata “il miglior violino d’Italia”. Proprio brava. E allora perché non avrebbe composto una bella pagina attribuita al Maestro e che poi la prodezza fu occultata al mondo perché si trattava di una donna? Già, perché no? Facciamo luce. Per fortuna oggi c’è me too... Signori, siamo matti?