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Vittoria Puccini nel ruolo di pubblico ministero nella serie tv ’Il processo’
Roma, 23 novembre 2019 - Predilige le eroine fragili, quelle con una ferita nell’anima e un’ombra nel loro passato. Donne, comunque capaci di prendere in mano il proprio destino e determinate nell’affrontare con rigore le proprie responsabilità. Sia che indossino costumi ottocenteschi, come Elisa di Rivombrosa, l’eroina romantica con cui nel 2003 ha conquistato l’affetto del pubblico e vasta popolarità, o come Oriana Fallaci, una straordinaria giornalista pronta a calarsi nell’inferno di una guerra e a raccontarla, da lei impersonata in una miniserie del 2015. O come il pubblico ministero Elena Guerra, il personaggio a cui Vittoria Puccini, fiorentina, 38 anni compiuti pochi giorni fa, dà vita nella nuova serie di Canale 5, ‘Il processo’, in onda in quattro serate da venerdì 29 novembre. Un legal thriller che, ambientato a Mantova e diretto da Stefano Lodovichi, promette di tenere gli spettatori con il fiato sospeso fino alla fine.
Vittoria, chi è la sua Elena Guerra? «Elena Guerra è un pm che indaga sull’omicidio di una ragazza, la diciassettenne Angelica Petroni, trovata morta nel fiume. Scopre quasi subito di avere un legame con la vittima, ma, mettendo a rischio la sua vita sia privata sia professionale, non lo rivela perché vuole trovare l’assassino. Schiva, riservata, sa capire dallo sguardo se un testimone mente. È apparentemente dura ma quella durezza nasconde un trauma nascosto a tutti e mai affrontato.
Ma a un certo punto c’è una svolta... «Arriverà proprio grazie al processo in cui deve vedersela con l’avvocato Ruggero Barone (Francesco Scianna) che difende la presunta colpevole, Linda Monaco (Camilla Filippi). Un personaggio che, leggendo il copione, mi ha subito conquistato e così, benché avessi deciso di prendermi una pausa dopo il precedente impegno, ho voluto fare il provino sperando di avere la parte. Per me, anche un modo per poter essere, nella finzione, quello che davvero avrei potuto essere nella vita».
Prima di diventare attrice aveva pensato di fare l’avvocato? «Mi ero iscritta a Giurisprudenza ma non ho dato nemmeno un esame. Vengo da una famiglia, da parte di mio padre, di avvocati. Mio nonno era avvocato e mio padre professore di diritto pubblico, ora diritto costituzionale. La legge mi ha sempre affascinato e da bambina guardavo i processi in televisione. Lavori faticosissimi, ho scoperto interpretando Elena Guerra: dopo avere tenuto l’arringa, ero esausta. Avevo dovuto studiare pagine e pagine a memoria come non mi era mai capitato prima».
Un lavoro, quello di pm, considerato forse per molto tempo più da uomini? «Per interpretare questa serie ho incontrato anche diversi pm, uomini e donne. E proprio uno di loro mi ha detto che le donne sono migliori, più brave, perché più meticolose, perché studiano di più, fino all’ultimo minuto. E questo fa la differenza. E poi, per essere un bravo pm, non basta conoscere le leggi. Bisogna cavarsela anche con altre professioni, a cominciare da quella di psicologo, per capire non dalle parole ma dai gesti, dagli sguardi, dagli atteggiamenti del corpo se la persona sta dicendo la verità oppure sta mentendo. Mi hanno spiegato che per far parlare un indagato, per arrivare alla verità, bisogna sapere alternare dolcezza a durezza a empatia».
L’Italia si appassiona a casi di cronaca, da via Poma a Cogne, e si divide tra colpevolisti e innocentisti. Lei li segue? «Mi sono documentata in particolare sull’omicidio di Yara Gambirasio perché anche lei era una ragazzina come la vittima della nostra storia. Anche in quel caso la pm era una donna forte, che andava in moto indossando il chiodo. Mi sono ispirata a lei per la mia Elena Guerra, anche lei una donna tosta, certo non una che indossa il tailleur».
È stata una stupenda Elisa di Rivombrosa, Anna Karenina, Violetta. Non le piacerebbe fare di nuovo un personaggio in costume? «Se si presentasse l’occasione, ne sarei felicissima. Ma deve esserci la storia giusta. Quello che conta è il carattere, la psicologia. Anche se in costume, deve essere una donna capace di parlare alle donne di oggi. E, in generale, più di quelle senza difetti e paure, amo le donne insicure, con uno sbaglio nel loro passato ma capaci di cambiare. Amo le eroine imperfette».uccini