Venerdì 31 Gennaio 2025
P. F. DE ROBERTIS
Magazine

Virtù e vizi dell’Italia: la Dc si mette in mostra

A Roma le foto e i documenti che raccontano il partito, i suoi leader e la storia del nostro Paese dal 1942 al 1994. Nel ventre della Balena bianca

L’assassinio di Moro, 1978:. a Roma la mostra Dc, storia di un Paese

L’assassinio di Moro, 1978:. a Roma la mostra Dc, storia di un Paese

L’orgoglio democristiano è un frutto tardivo, sconosciuto fino a qualche tempo fa e men che meno negli anni ruggenti in cui il potere scandiva la vita del partitone che come un guanto si era messa addosso l’Italia, interpretandone come mai sarebbe più accaduto a un partito i sogni, le delusioni, le insicurezze, le aspirazioni, le doppiezze. Tutto. I democristiani non furono orgogliosi, non avevano mai pensato a un racconto di sé, preferendo lasciare agli altri la definizione pubblica di uno spazio di rappresentazione, anche se questo – il più delle volte – finiva per danneggiarli, o dileggiarli. Forse era il potere a rassicurarli, forse la modestia, o forse il senso di Dio con cui credevano di condividere il cammino, o il senso di appartenenza a un mondo nella cui parte giusta pensavano di essere iscritti. Così poco orgogliosi che quando dopo Mani Pulite suonò la campanella di fine lezione e la repubblica svoltò, tutti scapparono a gambe levate.

Ecco, quel frutto tardivo da un po’ di tempo pare invece in qualche modo essersi riavviato, e più passano gli anni e i ricordi setacciano il bene e il male dividendo il grano della Storia dal loglio della cronaca, ecco che quell’orgoglio tende a risvegliarsi. Il confronto con i posteri riserva sovente delle sorprese. È all’insegna di questo orgoglio che si è aperta ai musei di San Salvatore in Lauro a Roma la mostra Dc, storia di un Paese (allestita fino al 2 marzo), che si innesta nel quadro delle celebrazioni per gli 80 anni dalla nascita della Balena bianca (iniziate già da tempo, per informazioni www.comitatodc80.com) e che raccoglie documenti, fotografie, manifesti elettorali, prime pagine del Popolo, focus sui protagonisti a partire De Gasperi. Una retrospettiva che è al tempo stesso racconto di un paese, come spiega bene il titolo della rassegna, e orgogliosa rivendicazione – finalmente, 80 anni dopo – di tutto quello che la Dc ha voluto dire per l’Italia. Nella consapevolezza di quanto sia difficile una definizione esaustiva di un partito che ha interpretato bene una nazione perché ne ha colto la complessità e la mutevolezza, riuscendo spesso a far convivere sensibilità diverse e facendo si che la cultura della "mediazione", l’unica possibile in certi frangenti, fosse la migliore per esprimere la più significativa azione riformista che l’Italia abbia conosciuto nel Novecento. Il piano casa, la riforma agraria, l’Europeismo quando parlare di Europa non era così scontato, la scelta atlantica sono tutti aspetti che la mostra tratta con dovizia di documenti e testimonianze.

Una somiglianza che trasformò la Dc nel partito degli italiani, e che ne contrassegnò anche i propri limiti, finendo infatti per farla diventare troppo simile a essi, una copia dei loro vizi e delle loro virtù, rinunciando a guidarli come invece accade a qualsiasi forza politica che si definisca di cambiamento. La Dc fu il partito multiplo, incompiuto, sfaccettato in cui ognuno per molto tempo ha potuto trovare parte di sé. Un partito sostanzialmente già post-ideologico. Fu il partito della Chiesa che con la Chiesa arrivò anche ai ferri cortissimi, e basti pensare al duro confronto tra De Gasperi e Pio XII, fu il partito degli americani ma poi ci sono stati sempre gli americani in tutti i complotti disegnati per ricostruire l’omicidio del presidente della Dc, fu il partito che più ha modernizzato il Paese ma che poi divenne simbolo della grande palude, fu il partito diga contro il comunismo che poi invece ai comunisti schiuse le porte del governo. Fu un partito dove le donne non contarono mai granché, ma come si racconta nei molti manifesti esposti a San Salvatore in Lauro, fece delle virtù a quei tempi convenzionalmente attribuite alle mamme il proprio linguaggio, mostrandosi come accudiva, premurosa, indulgente, soccorrevole, rassicurante. Materna, appunto.

La mostra romana – 50 anni di storia della Dc, dalla sua fondazione nel 1942 alla sua trasformazione nel Ppi nel 1994 – è divisa in diverse sezioni, senza un intento agiografico, come ha spiegato l’ex ministro Ortensio Zecchino, presidente del comitato delle celebrazioni, al punto da inserire nel percorso anche copertine del Candido che prendono di mira lo scudocrociato, ma certo non scevra da un certo orgoglio che dopo tanti anni e tante esperienze politiche successive contrassegnate da improvvisazione, impreparazione, scarsa visione, forse anche i più acerrimi nemici dello scudocrociato sono a questo punto disposti a concedere.