Sabato 30 Novembre 2024
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Alla Vigilia di Natale è davvero vietato mangiare carne?

Il cenone del 24 dicembre esclude tradizionalmente la carne dal proprio menù, per via di un dettame religioso che però non è più in vigore

Cenone della Vigilia di Natale a base di pesce

Cenone della Vigilia di Natale a base di pesce

In occasione del cosiddetto cenone della Vigilia di Natale, nelle case di molti italiani il pesce sarà come ogni anno protagonista indiscusso del menù, a discapito di un grande assente: la carne. A sancire la tradizione gastronomica secondo cui il 24 dicembre bisogna "andare di magro" è un precetto storico della religione cattolica, che tuttavia alcuni decenni fa è stato modificato, diventando meno stringente. Questo significa che per quanto l'usanza popolare sia ancora viva, il divieto di mangiare carne il giorno prima di Natale non trova più riscontro in alcuna norma canonica.

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Niente carne: quali sono le origini

Per i cristiani la pratica di rinunciare ai piatti a base di carne ha origini antiche e rimanda più in generale all'obbligo morale di fare penitenza in modo continuo, seguendo il cammino virtuoso mostrato da Gesù. Nel caso specifico, c'è un passaggio contenuto nel vangelo di Matteo (4,3-6) che secondo gli esperti in materia esplica più di altri il dovere di fare sacrifici a tavola: "Non di solo pane vivrà l'uomo". Nel Medioevo si stima che il calendario cattolico contasse all'incirca 150 giorni tra magro e digiuno. Per essere chiari, astinenza e digiuno sono due concetti diversi: la prima riguarda la proibizione di consumare carne (ma non uova e latticini), associata di norma al venerdì, chiaro riferimento al venerdì di passione di Cristo. Il secondo si riferisce all'obbligo di fare un pasto unico durante la giornata, come accade durante la Quaresima in corrispondenza del Mercoledì delle Ceneri.

Perché alla Vigilia di Natale si può mangiare carne

Il codice di diritto canonico del 1917 (conosciuto come "Pio-Benedettino") prescriveva che l'astinenza venisse osservata, tra gli altri, nelle vigilie delle feste di Pentecoste, dell'Assunzione di Maria Vergine, di Ognissanti e appunto di Natale. Il dettame doveva essere rispettato dai sette anni in su e durava in tutto 24 ore, da mezzanotte a mezzanotte. Ne 1966 la costituzione apostolica "Paenitemini", firmata da papa Paolo VI, ammorbidì le restrizioni, limitando il precetto del digiuno (per i fedeli dai 18 ai 60 anni) al Mercoledì delle Ceneri e al Venerdì Santo; e fissando invece l'astinenza dalle carni (dai 14 anni compiuti) tutti i venerdì dell'anno, qualora non coincidessero con le solennità del calendario liturgico della Chiesa cattolica. Il documento assolveva dagli obblighi chiunque avesse problemi di salute, ma soprattutto conferiva alle singole conferenze episcopali la facoltà di sostituire l'astinenza con altre forme di penitenza. Nel recepire la nuova norma, la Conferenza Episcopale Italiana abolì di fatto il vincolo di andare di magro, concedendo effettivamente la possibilità di optare per delle alternative, come la preghiera e l'elemosina, fatta eccezione per i venerdì di Quaresima.