Roma, 24 dicembre 2024 – La tradizione di non mangiare carne alla Vigilia di Natale, in particolare la sera del 24 dicembre, ha radici antiche, ma, allo stato attuale, è più che altro una tradizione popolare, fondata su precetti ecclesiastici non più in vigore da tempo.
Medioevo e Rinascimento
L’usanza in questione ha origini nel Medioevo, un periodo segnato da guerre, malattie ed epidemie devastanti che decimavano la popolazione europea. In un contesto collettivo caratterizzato da grande fame e povertà, la Chiesa Cattolica, tra il 1100 e il 1200, ha effettivamente introdotto alcune leggi alimentari che prescrivevano periodi in cui i cristiani dovevano astenersi dalla carne e dai cibi grassi, presentandoli non come sacrifici imposti dalle miserie, ma come scelte dettate dalla fede, con la promessa di una ricompensa nell’aldilà. Questi digiuni si estendevano per oltre 100 giorni all’anno, diventando una vera e propria prassi. Nel corso dei secoli, la stretta sulle regole si è allentata. La carne è stata proibita solo in determinati giorni.
Concilio di Trento
Il Concilio di Trento, che si è svolto tra il 1545 e il 1563, ha fissato le regole di digiuno e astinenza dalla carne, stabilendo il divieto del suo consumo per numerosi giorni dell’anno, tra cui i venerdì e le vigilie. Il pesce è diventata un’alternativa accettata, che ha portato a sua volta alla diffusione di piatti a base di merluzzo (sia baccalà che stoccafisso) e altre varietà ittiche facili da conservare. Va detto che questo periodo, con tutte le sue limitazioni, ha anche stimolato una grande creatività culinaria, con l’idea di preparare, come si suol dire, pasti “di magro” che fossero comunque saporiti e nutrienti.
L’abolizione di Papa Paolo VI nel 1966
Nel 1966, tuttavia, il Pontefice Paolo VI, con la sua Costituzione Apostolica ‘Paenitemini’, ha ridotto i giorni di digiuno riservandoli al Mercoledì delle Ceneri e al Venerdì Santo, in periodo quaresimale, escludendo la vigilia di Natale. In quell’occasione il Papa ha inoltre precisato che “la legge dell'astinenza proibisce l'uso delle carni, ma non delle uova, dei latticini o di qualsiasi condimento, anche di grasso animale”. Pertanto, ai nostri giorni la tradizione di mangiare pesce alla vigilia si osserva ormai più per abitudine che per religiosità, anche se non si può dire che si tratti di un sacrificio, dato che la cena del 24 dicembre è spesso un vero e proprio “cenone” coi fiocchi, soprattutto nel Centro e nel Sud Italia.
Pesce alla Vigilia, le varietà più cucinate
Oggi, a distanza di secoli, il pesce rimane protagonista sulla tavola delle Vigilie di Natale e Capodanno. A Roma, ad esempio, per la cena del 24 dicembre si cucinano piatti come la pasta e broccoli in brodo di arzilla (razza chiodata), mentre a Genova si prepara il cappon magro, a base di pesci e verdure. Altre specialità, soprattutto al Sud, sono a base di anguilla e capitone. La tradizione del “mangiare di magro”, inoltre, ha spinto a ideare condimenti saporiti: in Sicilia, ad esempio, le sarde o i branzini vengono arricchiti con pistacchi, pinoli, uvetta e agrumi nel famoso “beccafico”, mentre in Molise il pesce viene condito con mollica di pane, aglio, prezzemolo, uva passa, pinoli e noci. Un altro piatto caratteristico di questo periodo è la colatura di alici di Cetara, utilizzata per condire gli spaghetti durante la Vigilia. A seconda della preparazione il baccalà ha diverse varianti regionali, come quella alla vicentina, alla romana, alla triestina e alla napoletana.
Mangiare di magro, il significato attuale
Attualmente “mangiare di magro” non significa per forza consumare solo pesce. Altri protagonisti delle tavole natalizie sono i legumi, carichi peraltro di simbologie positive, spesso serviti sotto forma di zuppe, hummus, paté o crocchette. C’è ampio spazio pure per gli ortaggi invernali, come cavoli, cardi e tuberi, cucinati in tanti modi diversi. Ai giorni nostri, poi, il concetto legato a questa consuetudine può essere reinterpretato non solo come un gesto di rispetto verso le tradizioni, ma anche come una scelta alimentare più consapevole e responsabile, orientata allo zero spreco alimentare e al consumo di cibi sani e genuini. Sempre più persone, inoltre, desiderano ridurre o eliminare del tutto la carne, a prescindere dal Natale, per rispettare gli animali e l’ambiente.