Martedì 12 Novembre 2024

Psicologia, uno studio spiega perché amiamo i videogiochi violenti

Fanno leva sui nostri desideri primari e ci aiutano a realizzarli, ma ci sono rischi di dipendenza

Il fascino dei videogames violenti

Il fascino dei videogames violenti

Ci piace un mondo giocare ai videogames violenti. Grand Theft Auto, Call of Duty e Fortnite: il genere degli sparatutto e gli altri giochi violenti ci attirano in modo particolare, ma non sappiamo bene perché. Ora uno studio scientifico condotto da un team della UNSW di Sydney prova a dimostrare da dove arriva la nostra attrazione per questi titoli: secondo la loro ricerca nell'ambito della psicologia evolutiva, è per una sorta di effetto di ricompensa rispetto alla nostra motivazione.

Le ricompense dei videogiochi

Lo studio australiano, pubblicato su Motivation Science, suggerisce che i videogiochi violenti ci piacciono perché offrono l'opportunità di soddisfare i nostri bisogni psicologici primari. Le motivazioni che ci spingono a giocare ai videogiochi violenti deriverebbero dal nostro desiderio di migliorare come individui: "Ci permettono di misurare lo status, valutare le nostre capacità rispetto agli altri e superare le nostre paure", spiega il Professore Associato Michael Kasumovic, uno dei coautori dello studio. Secondo la ricerca, gli aspetti umani che vengono ricompensati dai videogiochi sono il senso di controllo, le relazioni sociali e il riconoscimento delle nostre competenze. Sono proprio i titoli più violenti, dove dobbiamo uccidere i nemici, a stimolare queste motivazioni e a scatenare risposte positive. Scegliere il potenziamento di un'arma, collaborare con altri personaggi, portare a termine obiettivi o missioni: tutto converge verso le nostre motivazioni primarie.

Come lo sport

Inoltre i videogiochi violenti hanno una funzione formativa: permettono di sperimentare situazioni pericolose in un ambiente sicuro, che probabilmente non affronteremmo mai nella vita reale. Impariamo così a metterci alla prova regolando le nostre emozioni in mezzo a situazioni difficili. Un po' come accade nello sport, la violenza sulle console offre l'opportunità di simulare virtualmente e gestire il comportamento aggressivo e la nostra pulsione alla competizione. Inoltre i videogiochi possono essere giocati da quasi tutti, indipendentemente dalle capacità fisiche. "I videogiochi violenti sono progettati in modo tale da permetterci di ottenere un senso di controllo e di realizzazione e ci aiutano a capire quale sia il nostro posto nella gerarchia sociale", continua il Prof. Kasumovic, “Ci aiutano a esplorare le nostre paure riguardo alla morte e possono aiutarci a esprimere le emozioni, in particolare la rabbia".  

Benefici e rischi, due lati della stessa medaglia

Ma i videogamnes violenti possono essere anche un rifugio. La ricerca rivela anche che chi sente di avere uno status sociale poco soddisfacente o desideri frustrati quanto a influenza sugli altri tende a giocare di più ai videogiochi violenti. Se questi bisogni non trovano spazio nel mondo reale, si cerca di sfogarli in quello digitale. In sostanza, i videogiochi aiutano alcune persone a ottenere virtualmente ciò che non ottengono nel mondo reale. In primis l’autostima. Ma la ricerca avverte che non si tratta di una vera compensazione: i videogiochi violenti, in particolare quelli multigiocatore online, progettati per incoraggiare il miglioramento delle prestazioni, rischiano di incoraggiare il gioco patologico - o la dipendenza da videogiochi. Il feedback istantaneo che si ottiene spinge a giocare di più perché si vuole migliorare nel gioco e migliorare la propria posizione rispetto agli altri, spiega il Prof. Kasumovic. "Questo può essere problematico se si impone sulla vita e diminuisce la capacità di prendersi cura di sé”.