Sarà una Pasqua all’insegna della tradizione. E del benessere. Si rimarrà perlopiù in Italia e si mangeranno prodotti tipici. Magari rilassandosi immersi in acque termali che sono fonti di benessere psico-fisico. A rilevarlo due indagini condotte rispettivamente da CNA Turismo e Commercio e da CNA Agroalimentare. Indagini dalle quali risulta che il turismo, grazie all’afflusso dei vacanzieri stranieri, migliorerà i risultati del 2019, ultimo anno pre Covid, e rimarrà più o meno in linea con i dati del 2023.
E che i consumi enogastronomici saranno di qualità ma ridotti in quantità proprio per il caro prezzi. Tanto i viaggi quanto le tavole insomma dovranno fare i conti con gli aumenti registrati da un anno all’altro, in particolare dei trasporti e degli alimentari. Nel ponte di Pasqua si conteranno almeno in 14 milioni i turisti e i gitanti in giro per l’Italia. Intorno ai sette milioni saranno i turisti veri e propri con una media di due pernottamenti pro capite. Con oltre due milioni e mezzo di stranieri. Per un giro d’affari complessivo di tre miliardi e mezzo.
Città e borghi d’arte, località costiere e lacustri, stabilimenti termali faranno da magnete nel week end a cavallo tra marzo e aprile. Il rincaro dei prezzi, soprattutto dei trasporti, spinge a preferire tragitti più brevi per le escursioni non solo i gitanti ma anche i turisti, quanti cioè trascorrono perlomeno una notte in strutture alberghiere o extra-alberghiere. La tendenza è abbastanza omogenea in tutto il nostro Paese anche se le previsioni metereologiche poco positive per l’arco alpino non sembrano rendere uniformi i risultati per l’alta montagna dopo una stagione invernale già non esaltante.
Viceversa si stima un’accelerzione per le località marine del centro-sud con picchi nelle aree preferite dal turismo di fascia alta (la costiera Amalfitana, la Toscana, la Puglia, la Sardegna, la Sicilia) dove è previsto un elevato afflusso di vacanzieri stranieri. In genere bene i litorali e i laghi ambiti da gitanti e turisti. Boom per le città d’arte, con Roma, Firenze, Napoli, Venezia, Milano, Genova, Torino, Verona, Bari, Palermo, Pesaro, Matera, Bologna, Ravenna e molte altre destinate a essere prese d’assalto anche per le numerose mostre storico-artistiche aperte.
Dalla Toscana all’Emilia-Romagna, dal Lazio alla Campania, dal nord al sud successo notevole si prevede pure per i centri minori, autentici scrigni di bellezze e tesori quali, solo per citarne qualcuno, San Gimignano e Città della Pieve, Pienza e Tivoli, Bressanone e Venosa, Otranto e Agnone. Un’attrazione (absit iniuria verbis) per credenti e no che spesso merita una trasferta è costituita anche dalle liturgie religiose della Settimana Santa e della Pasqua.
In ogni regione d’Italia, anche nelle aree meno battute, punti di forza saranno le specialità enogastronomiche e i prodotti artigianali oltre che le attività esperienziali, quelle cioè dove letteralmente ci si sporca le mani scoprendo o riscoprendo il valore della manualità artigiana. Sulle tavole italiane imbandite per Pasqua torna trionfalmente la tradizione. E le leccornie artigianali di qualità.
Cibo dunque all’insegna del meno (in quantità) è più (in qualità), anche per evitare i contraccolpi dell’inflazione sulla spesa. Inflazione che prima di tutto incide sul pesce: il maltempo degli ultimi giorni ha fortemente ridotto quantità e varietà sui banchi alimentando perdipiù la fiammata dei costi e quindi la scelta, che si limita in genere al mangiare di magro del Venerdì Santo.
Salato e dolce sono accomunati da alcune tendenze: tradizionale e artigianalità. Tutto ciò a simboleggiare il rinnovo delle tradizioni culinarie italiane i consumi di agnello e di capretto che sono in questo caso trainati dall’orientamento di molti giovani chef, che stanno inserendo gli ovini nei menù dei loro ristoranti, ma che devono fare al tempo stesso i conti con l’incremento dei prezzi. Lasagne nelle varie declinazioni e paste ripiene, magari di laboratorio artigiano, si contenderanno la leadership dei primi piatti anche se le minestre in brodo di gallina ancora hanno capisaldi in numerosi territori.
Uova variamente declinate, salumi (a esempio, la corallina) e formaggi (a cominciare dal pecorino) tipici avranno a loro volta un ruolo significativo con verdure quali carciofi, cicorie, asparagi, fave, spinaci, biete. Passando invece ai dolci, le colombe e le uova, soprattutto nelle versioni classiche a opera di pasticcieri e fornai, compariranno nella quasi totalità delle famiglie, ovviamente di diversa dimensione e sorpresa a seconda delle disponibilità economiche.
Ma a trionfare sulle uova di cioccolato sono quest’anno le colombe, complice l’incremento esponenziale dei corsi del cacao, salito a 10mila dollari e più la tonnellata. Il dolce da forno sarà sulle tavole di sette/otto famiglie su dieci. Le uova di cioccolato invece si fermeranno a cinque/sei famiglie. Diventa un dolce nazionale la pastiera napoletana che sta facendo da apripista anche a due torte salate quali il casatiello e il tortano, affiancati dalle pizze al formaggio regionali in diversi formati, quali i calascioni ciociari, e dalla ligure torta pasqualina ai carciofi.
Mentre fra i dolci regionali infine allargano il proprio spazio d’azione, tra gli altri, la fugassa veneta, la crescia marchigiana, la scarcella pugliese, gli agnelli di pasta di mandorle pugliesi e siciliani.