Torino, 7 giugno 2024 - La Vespa velutina è in piena espansione. Il ciclone Scipione e il caldo africano di questi giorni e aumentano il rischio di proliferazione dei nidi di questo insetto alieno invasivo, incubo per gli apicoltori ma anche minaccia per la biodiversità e danno per i viticoltori, come hanno scoperto gli scienziati in Piemonte.
Abbiamo chiesto a Simone Tosi, biologo, professore associato all’Università di Torino e apicoltore per passione - coordinatore del gruppo di ricerca sugli impollinatori -, di guidarci a comprendere come accorgersi dei nidi, anche in città, e soprattutto come segnalarli. Il Piemonte è una delle cinque regioni italiane dove è stata ritrovata la Vespa velutina.
Nidi di Vespa velutina anche in ambiente urbano
Ma dove costruisce le sue ‘tane’ il calabrone dalle zampe gialle? “Intanto, una premessa di base - è la didascalia di Tosi -. La Vespa velutina ha un comportamento diverso dalle api mellifere. Le regine svernano in solitidine. In primavera, con l’aumento delle temperature, cominciano ad essere attive e costruiscono il loro primo nido, che è anche il più piccolo. Dalle uova nascono le operaie. Quando gli individui cominciano ad essere tanti, emigrano e danno vita a nuovi nidi, più grandi”.
A questo link di Vespa velutina.eu tutte le info
Il primo nido scoperto a Torino
La ricerca del primo nido a Torino l’anno scorso è stata molto laboriosa. Spiega l’esperto: “Un lavoro lungo e complesso. Prima abbiamo trovato le vespe. Poi ci siamo messi sulle tracce del nido, in base alla direzione di volo abbiamo cercato di fare un tracciamento. Triangolando le informazioni, abbiamo ristretto sempre di più il campo. Alla fine abbiamo scoperto il nido. Non è stato facile anche perché di solito si trova a 20 metri d’altezza. Cercavamo le operaie, che mangiavano l’uva fermentata sulle viti. Perché le Vespe velutine danno problemi anche in questo settore.In città e in ambiente urbano i nidi si possono nascondere
- sugli alberi
- sui terrazzi
- nei sottotetti”.
L’errore da evitare?
“Prima di tutto bisogna informarsi e capire che cos’è quello che si sta vedendo, è molto facile confondere la Velutina con la Vespa crabro, il nostro calabrone”. La Velutina ha un tratto distintivo che le dà anche il nome, zampe gialle. “Sì, ma spesso nelle segnalazioni le persone si confondono. Quindi, prima di tutto, bisogna accertarsi della specie”.
Velutina nella blacklist delle specie aliene invasive
“Tra le ultime scoperte abbiamo trovato esemplari di velutina sull’uva fermentata. Quindi può essere sicuramente un problema anche per i viticoltori. Vorremmo studiare meglio questo aspetto. È urgente farlo perché la viticoltura è essenziale, come la salute di chi lavora in agricoltura”.
A che punto è il progetto dell’università torinese?
“Il progetto Life è finito anni fa, in questo momento stiamo facendo un lavoro di puro volontariato. In collaborazione con le associazione di apicoltori, Aspromiele e Capt, che ci garantiscono un aiuto fondamentale. Abbiamo definito una rete di monitoraggio. Abbiamo centinaia di trappole che controlliamo costantemente per contenere l’espansione della Vespa velutina”.
Quanti esemplari vivono in un nido?
“Centinaia di vespe e centinaia di larve - risponde il biologo -. Da un nido, in una stagione, si può stimare che nascano 10.000 individui”.