Venerdì 22 Novembre 2024
GIOVANNI BOGANI
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Venezia 81, la lezione di Amelio: la guerra non è un film ma orrore senza fine

Il primo film italiano in gara è del maestro 79enne: 7 minuti di standing ovation. Siamo nel 1918 e due medici militari scelgono chi salvare e chi condannare

Federica Rosellini, Gianni Amelio e Gabriel Montesi al Lido

Federica Rosellini, Gianni Amelio e Gabriel Montesi al Lido

Venezia, 1 settembre 2024 – La guerra e la pandemia si incrociano, passano sui corpi e sulle anime della gente, in Campo di battaglia di Gianni Amelio, passato ieri in concorso, primo dei 5 film italiani e accolto da 7 minuti di standing ovation. Guerra e pandemia, ma non siamo nel presente: siamo nel 1918, al crepuscolo della Prima guerra mondiale. Caporetto ha portato il suo carico di devastazione, di morti, di mutilati, mutilati anche nella speranza. E la pandemia della febbre spagnola sta per mietere altrettante vittime di quelle portate via dalla mitraglia e dalle baionette. In questo scenario desolato, Amelio sceglie di raccontare la vicenda di due medici militari. Ufficiali del Regio esercito italiano, in un ospedale nel quale arrivano soldati spauriti, feriti, con un’unica cosa in mente: la speranza di tornare a casa. Con un certificato medico, per ferite, per menomazione grave. E uno dei due medici, interpretato da Alessandro Borghi, trova un modo crudo, non ortodosso, ma efficace per farne tornare a casa qualcuno. Magari con una gamba in meno.

"Non so se sia un personaggio “buono“ per davvero", dice Alessandro Borghi. "Magari quel medico ha anche strumentalizzato i desideri, i bisogni di quei soldati, che erano disposti a farsi tagliare un piede, pur di scappare dalla guerra. Ma se io fossi la madre di un soldato che torna a casa senza gambe, sarei felice? Me lo sono chiesto, mentre facevo il film. E probabilmente no, non sarei felice. Il mio personaggio, però, si convince di avere trovato una soluzione per il problema della guerra. Il fatto è che non esistono soluzioni semplici, mai. Chi pensa di risolvere il problema della guerra con un post su Instagram, oggi, ha capito ben poco".

E sempre sulla guerra, interviene Gianni Amelio. Il regista calabrese, 79 anni, autore del Ladro di bambini, Lamerica, Leone d’oro a Venezia con Così ridevano, ha scelto di fare un film sulla guerra senza usare immagini di guerra (come peraltro ha scelto fare Gitai in Why War, alla Mostra sempre ieri). "Le immagini di guerra sono talmente usurate da sembrare irreali. Per me, intendiamoci, è guerra anche l’affondamento di un gommone. E queste e altre immagini di morte vengono consumate a casa, in tv, mentre si guarda il telefonino, e si fanno altre cose. Questo provoca una assuefazione terribile alla guerra, al concetto stesso di guerra. Per questo ho fatto un film sulla guerra senza scene di guerra. E per questo ho fatto un film che voglio che venga visto in una sala cinematografica". Campo di battaglia uscirà il 5 settembre nelle sale italiane, ma già oggi inizia il suo giro di anteprime per l’Italia.

Il film è nato, in piena pandemia, dalla lettura del libro La sfida di Carlo Patriarca. Amelio ha lavorato alla sceneggiatura insieme ad Alberto Taraglio: "È stato un percorso, o meglio, un viaggio su una strada sterrata, al bordo di un precipizio", dice Amelio. "È un film nato in un modo del tutto diverso dalla produzione “industriale“ del cinema", dice Alessandro Borghi. "Io non ho mai conosciuto nessun regista come Amelio, da quando faccio questo lavoro. Di questo film ne abbiamo parlato da un anno e mezzo prima. È stato un processo lungo, meraviglioso, stimolante. Amelio ti rende parte del processo creativo, accoglie i tuoi suggerimenti, e cambia, cambia, cambia strada facendo... Ogni mattina sul set, arrivava con una scena nuova, che aveva scritto la sera prima, tutta diversa da quella indicata nel copione. E noi eravamo sempre entusiasti di vedere questo film “vivo“’, che nasceva ogni giorno in modo diverso".

Gabriel Montesi (Favolacce, Esterno notte, Siccità) interpreta l’ufficiale medico ligio al dovere, che spedisce i soldati di nuovo al fronte il prima possibile, e che non si fa impietosire da quelle che è certo siano simulazioni. "Gianni è un regista incredibile: ogni mattina mi dava un disegno, fatto con le sue mani la sera prima. Mi spiegava il film anche così". Nel cast anche Federica Rosellini, crocerossina di grande intelligenza.