Giovedì 4 Luglio 2024
GIOVANNI BOGANI
Magazine

Mostra del cinema Venezia: le divine di ieri, le autrici di oggi

La Mostra celebra con un’esposizione le attrici immortali che hanno incantato il Lido. Mentre lancia in concorso otto registe

Migration

La Mostra del cinema inizia domani, con meno divi del solito per ovvi motivi: la presenza più glamour, il volto più noto, sarà quello della presidentessa della giuria, l’australiana Cate Blanchett, due volte premio Oscar. E con lei, quello del Leone alla carriera Tilda Swinton, e quello della madrina delle serate di apertura e chiusura, l’italiana Anna Foglietta. Ma, forse proprio anche per questo, la Mostra non rinuncia a raccontare la bellezza, ad esplorarla. Perché il cinema è, da sempre, seduzione, fascinazione. Desiderio, luce negli occhi delle attrici che passa dallo schermo e arriva ai spettatori.

Si chiama Divine la mostra che la Biennale ha allestito e che è aperta, fino a novembre, a ingresso gratuito a Forte Marghera, l’ex polveriera austriaca appena sulla terraferma. Sono novantadue le foto esposte, tutte di grande o grandissimo formato, a raccontare come la bellezza femminile negli anni abbia nutrito la Mostra. Si stagliano contro le pareti di mattoni a vista: sono i volti di Sophia Loren, di Lauren Bacall, la partner e moglie di Humphrey Bogart, sua compagna in innumerevoli film. Sono Catherine Deneuve, Claudia Cardinale. E c’è una radiosa Scarlett Johansson, che proprio a Venezia trovò la sua consacrazione con Lost in translation, 2003, di Sofia Coppola.

C’è Brigitte Bardot, con la sua bellezza sfrontata di inizio anni Sessanta. C’è Ingrid Bergman, che offrì alla Mostra la sua immagine maestosa, di protagonista del cinema hollywoodiano sedotta dall’Italia, all’inizio degli anni ’50. C’è Anna Magnani, che della Bergman fu spodestata nel cuore di Roberto Rossellini. C’è Jeanne Moreau, diva sensuale ed elegante della Nouvelle vague.

L’esposizione, aperta ogni pomeriggio dalle 13 alle 21 è curata dallo stesso direttore artistico della Mostra, Alberto Barbera. "La storia del cinema e indissolubilmente legata a quella dei volti, e in particolar modo dei volti femminili", dice Barbera. "Il processo di trasformazione degli attori in star è strettamente connesso all’immagine femminile, alla femminilità. A quella immagine costruita nel secoli dalla pittura, dalla letteratura, dall’opera lirica e consegnata in ultimo al cinema". Le donne, prosegue Barbera, "possono essere divinizzate più facilmente degli uomini, perché incarnano l’aspirazione alla bellezza, alla eterna giovinezza e all’amore". E forse, in una Mostra che guarda al modo di rinascere dopo mesi terribili, la donna offre un grumo di forza, di resistenza, di vitalità e di speranza che la Mostra ha fatto bene a coglierecon quest’esposizione, e che ribadirà – su un altro piano – con il concorso.

In gara, ben ben sono le registe (due italiane e sei straniere) su diciotto film. Intanto le italiane: Emma Dante e Susanna Nicchiarelli. La prima, 53 anni di Palermo, attrice e regista teatrale attenta al dialetto e alla cultura popolare, porta al Lido Le sorelle Macaluso, ovvero la storia di cinque sorelle che vivono all’ultimo piano di un palazzo alla periferia di Palermo, dove sono nate e cresciute, film tratto dall’omonima opera teatrale (2014) della stessa regista. La Nicchiarelli, 45 anni romana, è invece l’autrice di Miss Marx che racconta la vita ai limiti di una delle figlie di Marx, Eleanor: brillante e appassionata lottò per i diritti delle donne e l’abolizione del lavoro minorile.

Poi le straniere: Mona Fastvold, cineasta e attrice norvegese di 37 anni, in corsa con il film Usa The World To Come, la storia di due donne che a fine Ottocento vivono con i rispettivi mariti e che si innamorano una dell’altra; ancora amore (un triangolo) in Lovers di Nicole Garcia, regista francese di 74 anni; avvolto un po’ nel mistero Never Gonna Snow di Malgorzata Szumowska, regista e sceneggiatrice polacca; poi And Tomorrow The Entire World, sul terrorismo neofascista, della berlinese 44enne Julia Von Heinz e Quo Vadis Aida? di Jasmila Zbanic, 45enne regista bosniaca, su Srebrenica.

Infine Nomadland della regista Usa di 44 anni nata a Pechino Chloé Zhao, con Francis McDormand nei panni di una donna che, dopo il collasso economico di una cittadina rurale nel Nevada, fa i bagagli e parte col suo van per provare la vita da moderna nomade. Perché anche a Venezia 77 è dalla donna, portatrice di vita, di coraggio e futuro, che è necessario ripartire.