Nel sud-est asiatico vive una popolazione di pescatori nomadi nota con il nome di Bajau Laut, che trascorre il 60% della propria esistenza in acqua. Sono abili nuotatori e straordinari apneisti, doti che, secondo una nuova ricerca pubblicata sulla rivista Cell, derivano da cambiamenti genetici ereditari che favoriscono l'attività subacquea.
I NOMADI DEL MARE
I Bajau Laut vivono nel triangolo di mare compreso tra Filippine, Indonesia e Malesia. La loro vita si svolge quasi interamente sull'acqua, a bordo di barche, palafitte e case galleggianti, che forniscono una base di appoggio tra un'immersione e l'altra. Raramente toccano la terraferma, a esclusione di alcuni gruppi che nel corso del XX secolo si sono stabiliti a riva, dove continuano in ogni caso a sposare un'economia di sussistenza basata sui propri secolari metodi di pesca.
COSA SONO CAPACI DI FARE I BAJAU LAUT?
Quando si immergono per andare a pesca o a caccia di altre risorse tra i coralli, riescono a stare in apnea anche più di tre minuti, spingendosi a decine di metri di profondità. Queste imprese vanno tarate sul fatto che i Bajau Laut non usano attrezzatura professionale, ma possono giusto contare su un paio di occhialini in legno e piccoli pesi da tenere in mano per arrivare più a fondo.
UN GENOMA AD HOC PER LA VITA MARINA
Lo squadra internazionale coordinata dal Center for Geogenetics della University of Copenhagen (Danimarca) ha analizzato il DNA dei Bajau, scoprendo ad esempio una mutazione in un gene coinvolto nelle regolazione dell'ormone T4, prodotto dalla ghiandola tiroidea e responsabile della velocità con cui il corpo utilizza l'energia disponibile (tasso metabolico). In sostanza, l'ormone consente di contrastare le ridotte quantità di ossigeno indotte dalle immersioni. Gli scienziati hanno inoltre individuato geni che favoriscono l'apporto di ossigeno a organi essenziali come cuore, cervello e polmoni, e altri che impediscono l'accumulo di livelli elevati di anidride carbonica nel sangue.
UNA MILZA DA FOCA
I ricercatori hanno osservato che la milza dei pescatori è decisamente più grande rispetto a quella delle popolazioni agricole che vivono nelle vicinanze. Questa peculiarità è emersa anche all'interno della comunità di Bajau che si sono ormai insediate sulla terraferma, suggerendo che si tratti di una caratteristica ereditaria e non di un'alterazione provocata dalle continue immersioni. Il vantaggio di questa condizione è legato al fatto che, quando il corpo è sott'acqua, la milza si contrae indirizzando i globuli rossi immagazzinati al suo interno nel circolo sanguigno, incrementando la capacità di trasporto ossigeno. Non a caso la milza "extra large" è comune in numerosi mammiferi marini, tra cui le foche.
L'UOMO NON SMETTE DI EVOLVERSI
I dati raccolti suggeriscono che la selezione naturale ha plasmato i Bajau Laut così da consentire loro di inoltrarsi nelle profondità marine e trattenere il fiato più a lungo. Il che rappresenta l'ennesima dimostrazione che l'evoluzione è un processo incessante, la cui azione è riscontrabile ancora oggi anche nell'uomo. Gli autori dello studio ritengono che comprendere i segreti dei Bajau Laut possa anche offrire spunti per il trattamento dell'ipossia, condizione patologica determinata da una carenza di ossigeno.
MagazineIl segreto dei Bajau laut, gli uomini pesce che vivono in acqua