Giovedì 13 Marzo 2025
ELISABETTA SVALUTO MOREOLO*
Magazine

Una Dedica alla prosa di Abdolah. Ponte fra Oriente e Occidente

Il Festival di Pordenone ospita lo scrittore iraniano-olandese. "Dolore, resilienza, amore per la cultura" .

. Kader Abdolah, scrittore iraniano naturalizzato olandese. Fra i suoi romanzi Scrittura cuneiforme Il messaggero (Iperborea)

. Kader Abdolah, scrittore iraniano naturalizzato olandese. Fra i suoi romanzi Scrittura cuneiforme Il messaggero (Iperborea)

Da oltre vent’anni sulle orme di Kader Abdolah. È così che mi sono sempre sentita: una traduttrice che segue il suo autore passo dopo passo su un sentiero che non sa dove la porterà. Credo sia un privilegio raro accompagnare uno scrittore dagli esordi fino alla maturità ascoltandone la voce mentre il disegno del suo volto prende forma. È un viaggio segreto e prezioso, in cui si condivide quanto di più intimo gli esseri umani posseggano: le parole attraverso cui prendono vita storie che esprimono il genio della creatività umana.

Come per un viaggio, ci si accinge all’avventura di un nuovo libro con trepidazione, nella consapevolezza che le parole che si prenderanno in mano sono ad alto peso specifico, l’espressione dell’urgenza che muove lo scrittore, e, nel caso di Abdolah, anche la testimonianza viva del suo dolore, delle sue speranze, di ciò per cui, scrivendo, continua a lottare.

Come i racconti del suo esordio in lingua nederlandese, i suoi primi romanzi sono intrisi di un dolore così profondo da indurre al silenzio, dettare la scelta cauta di ogni parola, necessaria, incandescente. Al tempo stesso Abdolah infonde una forza così vibrante alla sua prosa disadorna, ieratica e senz’altro poetica, da mostrare con sicurezza la via a chi si avventura tra le sue frasi brevi, asciutte, imponendogli il rispetto della nuda scabrosità della sua scrittura. Non è facile confrontarsi con tanta sofferenza, ma il nederlandese di Abdolah è imperioso nell’indicare la misura di un’austera dignità, di una tersa autorevolezza, oltre a testimoniare la nascita di una lingua nuova – felice incontro tra il farsi materno e il suo nuovo idioma – che vede la luce con orgogliosa ostinazione.

Accanto alla caparbietà con cui Abdolah si fa strada nella letteratura nederlandese, sono stati i valori per i quali continua a battersi – la libertà dalla tirannide, il riscatto della memoria per chi è stato zittito dal regime, la religione laica degli affetti familiari – ad avermi conquistato. Potentemente giusti nella loro autenticità, sono stati un faro e un motivo di orgoglio, avendomi resa partecipe di un progetto che travalica le aspirazioni individuali: poter contribuire indirettamente a “lottare con la penna” insieme ad Abdolah, non è questo un gran privilegio?

Un altro motivo di gratitudine per aver potuto tradurre i suoi libri sta nell’aver varcato la soglia di un mondo sconosciuto. Ricchi di rimandi alla letteratura persiana e alla storia dell’Iran, i romanzi di Abdolah mi hanno felicemente costretta a documentarmi, a contattare studiosi e traduttori dal farsi: tutti motivi di arricchimento che, se mi hanno permesso di essere rigorosa nelle scelte lessicali e nella consapevolezza di ciò che maneggiavo – sure, poesie medievali o racconti delle Mille e una notte – hanno anche nutrito la mia anima.

Riflettendo sullo zoroastrismo, sul sufismo o accostandomi ai versi di Firdusi, Rumi, Khayaam, ho allargato le mie conoscenze, sperimentando come il sapere alimenti l’umiltà, favorisca l’ascolto e un’apertura costruttiva verso l’Altro, che si impara a rispettare anziché temere – scoprendo che è molto più ciò che ci unisce di ciò che ci divide. Anche grazie a queste esperienze, non è stato difficile cogliere l’aspirazione di Abdolah a farsi ponte tra Oriente e Occidente, facendo conoscere ai suoi lettori europei la letteratura, la storia e la geografia del suo paese. E un comune sentire mi ha permesso di rendermi interprete della fiducia con cui auspica e crede nella possibilità di una pacifica e feconda convivenza tra autoctoni e immigrati.

Kader Abdolah continua a rendere possibile il dialogo tra persone con un diverso retroterra grazie alla lingua meticcia attraverso cui la sua poetica si incarna nel suo genio inventivo. È una lingua scarna, limpida che romanzo dopo romanzo si fa più complessa e acquista un tono più disteso, pacificato, mentre la sua scrittura sviluppa tratti più lievi, vive di una ritrovata magia, di una rinnovata vena surreale e ironica. Al tempo stesso restano sommessamente acute la nostalgia per la patria lontana, per i legami recisi, come testimonia anche il racconto La vita è un miracolo, di cui Abdolah ci ha fatto dono per questa rassegna. E tuttavia, questo stesso racconto ci richiama a un altro motivo sorgivo e imprescindibile della sua poetica: la resilienza con cui Abdolah affronta il destino che, dal giorno della sua fuga, lo ha posto davanti a bivi imprevisti, a sentieri sconosciuti.

Una resilienza che si esprime come volontà indomita, sfida, paziente accettazione, curiosità, capacità di riconoscere il senso di ogni fase dell’esistenza. Perché è così che si compie il destino di un uomo, come sembra volerci dire anche Sultan Farahangi nel Sentiero delle babbucce gialle, scoprendo, in un viaggio a ritroso nel tempo, che il corso accidentato della sua vita gli ha permesso di inverare sé stesso.

Insieme alla grazia della prosa, alla pietas dei protagonisti, alla magia dell’immaginazione e all’amore per la cultura, veicolo di pace, è questo un viatico inestimabile per chi ha avuto l’onore e spera di avere la fortuna di seguire ancora a lungo le orme di Kader Abdolah.

traduttriceElisabetta Svaluto Moreolo – Thesis Associazione Culturale Pordenone