Sabato 28 Settembre 2024
OLGA MUGNAINI
Magazine

Un tuffo nell’inconscio, tra i ragni di Bourgeois

A Firenze la mostra “Do Not Abandon Me“ celebra la grande artista che ha dato forma alle inquietudini della maternità e dell’abbandono

La scultura Spider di Louise Bourgeois in mostra al Museo Novecento di Firenze

La scultura Spider di Louise Bourgeois in mostra al Museo Novecento di Firenze

Firenze, 20 giugno 2024 – Non mi abbandonare, ‘Do Not Abandon Me’. Il pianto del bambino che cerca la madre. O la donna ormai vecchia che vede il figlio allontanarsi, per restare sola nella sua fragilità. La maternità, in tutte le sue accezioni, è uno dei motori più potenti che smuove l’arte Louise Bourgeois (Parigi 1911 - New York 2010), e settant’anni di carriera hanno fatto di lei una delle protagoniste assolute del XX e XXI secolo. Quanto sia ancora così ipnotico il suo indagare la psiche e l’inconscio, per cercare di esprimere l’indicibile e il rimosso, lo dimostrano le quattro mostre che si aprono quasi in contemporanea in Italia tra Firenze, Roma e Napoli.

Sabato (22 giugno) è il capoluogo toscano che in due sedi diverse, Museo Novecento e Istituto degli Innocenti, racconta attraverso più di cento opere in marmo, bronzo, stoffa, disegni, gouaches e altri materiali, sempre sul crinale fra figurativo e astratto, la sua ricerca e il suo tentativo di esorcizzare dolori e traumi, inquietudini e vere e proprie paure. Do Not Abandon Me è l’esposizione che occupa quasi per intero il Museo Novecento, curata da Philip Larratt-Smith e Sergio Risaliti in collaborazione con The Easton Foundation, dove una rassegna di gouaches rosse di Louise Bourgeois, rosse come il sangue, puntano proprio alla diade madre-bambino, modello per la Bourgeois di tutte le future relazioni umane.

Un titolo che fa esplicito riferimento all’abbandono, che l’artista stessa ha vissuto da bambina a Parigi, dove i genitori gestivano un laboratorio di restauro di arazzi. La sua infanzia è segnata dal rapporto complicato con la famiglia, e le sue esperienze traumatiche diventano una delle sue principali fonti di ispirazione: "Io lavoro con tutti i miei fallimenti. Quando parlo del trauma dell’abbandono, so di cosa parlo", diceva.

È da questo vulnus che a metà degli anni Novanta inizia a lavorare alla sua immagine più iconica, il ragno. Nel chiostro rinascimentale del Museo Novecento ecco incombere Spider Couple, unica scultura di Bourgeois ispirata al ragno che raffiguri una coppia: un marito e una moglie? Un padre e una madre, o una madre e un figlio? E ancora Spider, scultura composta da un ragno in bronzo e da un uovo in marmo, mai esposta prima. Simbolo della figura materna, il ragno è infatti portatore di significati duplici e contrastanti: l’incarnazione di un’intelligenza estrema, figura protettiva che provvede ai suoi piccoli costruendo una casa e assicurando il cibo; ma anche presenza minacciosa e inquietante, espressione di ostilità, tanto da fare dire a Louise: "Nella vita reale mi identifico con la vittima, nella mia arte sono l’assassino".

Di particolare impatto è poi la serie di sedici stampe digitali su tessuto ‘Do Not Abandon Me’ (2009-10), nata dalla collaborazione con l’artista britannica Tracey Emin (Margate, 1963), dalla quale la mostra trae il proprio titolo. Si tratta di un progetto che testimonia la profonda empatia tra le due artiste nonché la forza comunicativa che entrambe impiegano nel proprio lavoro. ‘Peaux de lapins, chiffons ferrailles à vendre’, esposta sempre al pian terreno, è una delle ultime opere della serie Cells, parola che gioca sui suoi molteplici significati, cellula o cella, rimandando a tutti gli organismi viventi, ma anche all’isolamento. All’interno della cella Bourgeois inserisce elementi scultorei che richiamano la sua storia personale e familiare, come il collo di pelliccia, i sacchi di stoffa color carne e le pelli di coniglio: elementi riferibili ai genitali femminili e al ventre vuoto, nonché, più letteralmente, agli animali cacciati e allevati dai suoi familiari.

L’Istituto degli Innocenti, nel complesso progettato da Filippo Brunelleschi, ospita infine Cell XVIII (Portrait), un’opera di forte impatto visivo in potente risonanza con la storia e la collezione del luogo, a cura di Philip Larratt-Smith con Arabella Natalini e Stefania Rispoli, dove le opere della Bourgeois sembrano cercare il respiro lasciato da centinaia e centinaia di bambini abbandonati e di madri in difficoltà vissuti negli stessi ambienti nel corso dei secoli. Entrambe le mostre resteranno aperte fino al 20 ottobre 2024.