C’è vita nell’universo? Per Quelo giusto un po’ il sabato sera, ma la Nasa è ancora più pessimista. Almeno per ora.
L’agenzia spaziale americana l’anno scorso ha sguinzagliato una task force composta da 16 super esperti per esaminare centinaia di report sugli oggetti volanti non identificati raccolti negli ultimi 27 anni. E dopo quasi dodici mesi di lavoro, la conclusione è stata che lo sgangherato profeta foggiano inventato nel 1997 da Corrado Guzzanti aveva drammaticamente torto.
"Ci sono tanti pianeti là fuori e quindi ci sono molti ambienti potenzialmente adatti alla vita, ma – ha spiegato nella conferenza trasmessa via web David Spergel, il presidente del dream team sugli Ufo (che oggi in realtà la comunità scientifica preferisce definire uap, fenomeni anomali non identificati) – non abbiamo trovato vita al di là del pianeta Terra. Ma continueremo a cercare".
I numeri
A tenere viva la speranza che antennuti visitatori da mondi lontani ci tengano d’occhio c’è una flebile percentuale che si aggira tra il 2 e 5. Infatti sugli 800 casi declassificati messi sotto la lente dalla Nasa, tra i 16 e i 30 sono risultati anormali. Questo significa che al momento non è stata trovata una spiegazione scientifica soddisfacente, non che la mitica profezia di Fox Mulder (I want to believe) si sia autoavverata e che i gli extraterrestri siano tra noi.
Un Ufo di nome Bart
Anche perché molto spesso quando si scopre cosa faceva impazzire i radar o cosa si nascondeva dietro la foto di quello che sembrava a tutti gli effetti un disco volante, scatta la risata. Tra i 16 super esperti di Ufo, infatti, c’è anche l’ex astronauta Scott Kelly, l’americano che in assoluto è rimasto più a lungo nello spazio (ben 520 giorni) e che ha maturato un’esperienza di oltre 15mila ore di volo in trent’anni. "L’ambiente in cui ci troviamo a volare, che sia spazio o atmosfera, può facilmente produrre delle illusioni ottiche. Mi ricordo – ha raccontato durante la conferenza – che una volta stavo volando sopra Virginia Beach, quando uno dei miei colleghi era convinto che avessimo sorvolato un ufo. Io non l’avevo visto, così siamo tornati indietro per dare un occhiata. È saltato fuori che si trattava di Bart Simpson. Un palloncino di Bart Simpson".
Onde al sacco
Ma non sono solo i gialli personaggi creati da Matt Greoning (che in effetti sembrano un po’ alieni) a turbare i sonni dei terrestri. In un laboratorio in Australia, gli scienziati qualche tempo fa hanno dovuto affrontare un’anomala esplosione di onde radio. "Avevano una struttura anomala, nessuno – ha raccontato molto divertito David Spergel – stava capendo cosa stesse succedendo. Poi qualcuno ha notato che queste onde radio si concentravano soprattutto nell’ora di pranzo. Cosa c’era dietro? Gli scienziati dell’osservatorio riscaldavano i loro pranzi nel microonde, che produceva una raffica di segnali. I rilevatori erano così sensibili da segnalare anche quella banale anomalia".
Alieni lumaca
I ricercatori hanno poi mostrato un video di un pilota che riprendeva quello che gli pareva essere a tutti gli effetti un ufo. "Va velocissimo, mio dio!", urlava esagitato il top gun, come se fosse Caressa. Le analisi hanno dimostrato che quell’oggetto (che ancora non si è capito bene cosa fosse) viaggiava a 64 chilometri all’ora. Come un trattore in tangenziale.
Il problema
Il problema della qualità dei dati a disposizione è il vero nodo da risolvere. "Le osservazioni esistenti e i rapporti dei testimoni oculari non sono sufficienti per fornire prove conclusive sulla natura e l’origine di ogni singolo evento ufo. Servono dati di qualità", ha spiegato Spergel. E poi c’è anche una questione di privacy. Fuori e dentro gli Stati Uniti. "Possiamo puntare i nostri strumenti ovunque vogliamo nel globo, ma – ha spiegato Sean Kirkpatrick, a capo della task force del Pentagono che studio gli Ufo – a molte persone non piace quando concentriamo massicciamente i nostri potenti mezzi sui loro cortili".
I conti misteriosi
Ma il mistero più grande di tutti è stato quanto sia costata finora questa maxi struttura. Nel 2020 Donald Trump aveva dato 180 giorni di tempo alle varie agenzie nazionali per svuotare il sacco sugli ufo. Il rapporto anticipato l’altra notte (non molto choc, a dire la verità) uscirà il prossimo luglio. Ma il contribuente alla fine quanto ha sborsato per questo bel progettino? "Il budget federale – ha tagliato corto Dan Evans della Nasa – è una faccenda molto complessa, non è semplice dare una risposta". Gli alieni, in tutti i sensi, sono decisamente più trasparenti.