Sabato 6 Luglio 2024

Trieste si tinge di giallo e fa i conti con la storia Heinichen, il “foresto“ tedesco incantato dal Carso

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"Mai una volta che a Trieste capiti una cosa normale. È un covo di pazzi, sfaccendati, ubriaconi e scrittori": così uno dei personaggi del nuovo noir di Veit Heinichen, tedesco trapiantato nella città giuliana. E poiché Trieste è anche una città, per riprendere un noto adagio, che produce più storia di quanta riesca a consumarne, ecco che il commissario Proteo Lamberti si trova a indagare su una serie di strani omicidi, compiuti a colpi di balestra e legati alla particolare, diciamo pure tormentata storia della città nel Novecento.

C’è un filo, poco visibile, che lega i fatti di sangue e così l’indagine poliziesca diventa quasi un ripasso di storia; un viaggio che fonde passato e presente, perché certi traumi, certi trascorsi attraversano le generazioni e mantengono una concretezza altrove impensabile.

Heinichen si muove con disinvoltura nei meandri della triestinità, esplorata in lungo e in largo nella serie di romanzi – sempre tradotti in varie lingue – che fanno perno sulla figura di Lamberti, disincantato e acuto “foresto”, innamorato – come l’autore – di una città che non è mai banale. Lamberti che, con questo suo undicesimo caso, compie vent’anni di vita narrativa.

Veit Heinichen, nato nel 1957 a Villingen-Schwenningen, nel Land tedesco del Baden-Württemberg, capoluogo del circondario della Foresta Nera-Baar, dopo aver fatto il libraio e l’editore (prima a Zurigo e a Francoforte, e poi a Berlino dove ha cofondato nel ’94 e diretto fino al ’99 la casa editrice Berlin Verlag), vive stabilmente a Trieste dal ’97, dove è giunto per la prima volta nel 1980.

Mancava, fra i tanti scrittori triestini, qualcuno specializzato nel noir, e c’è voluto un tedesco, oggi sessantacinquenne, incantato dal mare e dal Carso, per colmare la lacuna.

Lorenzo Guadagnucci